Ragusa - Otto mesi di reclusione, 20mila euro di multa, 80mila di risarcimento danni, più altri 20mila euro di spese processuali, per avere riprodotto abusivamente - senza alcuna autorizzazione - una varietà di piante di pomodoro coperte da brevetto vegetale comunitario. Il Tribunale di Ragusa ha condannato G.S. e B.B, titolari di due aziende agricole iblee ed è la seconda sentenza di questo tipo in Italia. Il processo è nato da una denuncia presentata dall'Aib (Anti-Infringement Bureau for Intellectual Property Rights in Plant Material), associazione internazionale di diritto belga che ha come obiettivo la lotta alle pratiche illegali nel settore delle sementi ortive.
La sentenza di primo grado è stata pronunciata a fine gennaio per i reati di cui all'articolo 81 e 517 ter del codice penale che punisce la "fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale". "Siamo molto soddisfatti della sentenza, che è la seconda del genere in Italia - dice Liam Gimon, ad di Aib -. Questa condanna dimostra la dedizione delle autorità italiane a perseguire questi gravi reati" e l'orientamento giurisprudenziale del Tribunale di Ragusa contro le condotte illegali poste in essere da operatori del settore mediante l’impiego di tecniche di riproduzione illecite come il taleaggio.
Le aziende sementiere ragusane investono ogni anno in media tra il 20/25% del loro fatturato per la creazione e l'innovazione varietale, al fine di introdurre sul mercato coltivazioni sempre più performanti e resistenti per il fabbisogno dei produttori; ed è quindi giusto punire condotte sleali ed anti-concorrenziali garantendogli “un adeguato profitto per l'impegno e la dedizione sempre al servizio e per il beneficio dei consumatori: non bisogna mai dimenticare - conclude la nota - che la riproduzione illegale di varietà vegetali può in alcuni casi facilitare la diffusione di pericolosissime virosi con gravissimi danni per l'intero comparto siciliano”.