Attualità Il rischio

La guerra ucraina può rimettere in circolo il Covid

Profughi, militari e manifestanti: la grande circolazione di masse facilita la mutazione del virus

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 Ragusa - Dopo l'ex base Nato di Comiso s'è fatto avanti pure il Cara di Mineo, dopo Elisa e mamma Elena i siciliani sono pronti ad accogliere a braccia aperte i profughi ucraini, quando non vanno addirittura a prenderli di persona al confine ucraino. Il conflitto ha messo in circolo una bella massa di persone sotto forma di profughi, soldati, diplomatici e milioni di manifestanti che scendono in piazza in tutta Europa per protestare contro l’invasione di Putin. Nella presa in carico di centinaia di sfollati in fuga - per lo più donne e bambini, visto che gli uomini sono rimasti a combattere - occorrerà però non perdere del tutto di vista le cautele sulla pandemia, che non è ancora finita sebbene scomparsa dai titoli di apertura di giornali e telegiornali.

Secondo i dati ufficiali, in Ucraina è protetto dal vaccino con doppia dose solo il 34,5% della popolazione. Se nella fuga tumultuosa dalla guerra mascherine e cautele sono necessariamente state archiviate, all'arrivo in Italia il check resta d'obbligo per legge, anche ai fini del Green pass. Chi si sia già vaccinato dovrà esibirne certificazione e in ogni caso riceverà la validazione necessaria per ottenere il certificato verde, su moduli già tradotti in ucraino, solo se potrà comprovare di aver già avuto il Covid o ricevuto uno dei 5 sieri autorizzati da Ema e Aifa. I restanti, in teoria, potranno vaccinarsi o sottoporsi a tampone solo su base volontaria, ma c'è da credere - dopo aver guardato in faccia la morte - il siero non faccia poi tanta paura.

Aiuti umanitari anche a chi è rimasto in patria. Mentre Regione e Anci ribadiscono piena disponibilità all’accoglienza, una fitta rete di associazioni del terzo settore e tanti privati hanno raccolto in questi giorni attrezzature mediche e materiale sanitario – farmaci salvavita, insulina, antibiotici, bende, aghi, siringhe – ma anche vestiti per adulti e bambini, scarpe e pannolini da inviare pure a chi resiste sotto le bombe russe: è stato tutto raccolto e spedito dai magazzini della Protezione civile regionale, all'aeroporto palermitano di Boccadifalco. 


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