Lo aveva detto Joseph Ratzinger: il volume sarebbe dovuto uscire soltanto «dopo la mia morte». Così è stato. Che cos’è il cristianesimo. Quasi un testamento spirituale, al quale hanno lavorato Elio Guerriero e monsignor Georg Gänswein, è stato mandato in libreria da Mondadori ieri 20 gennaio (il «Corriere» ne ha anticipato un brano martedì 17). E ora si comprende la cautela di Benedetto XVI nei confronti delle proprie pagine postume: «Da parte mia, in vita, non voglio più pubblicare nulla. La furia dei circoli a me contrari in Germania — aveva esplicitato Ratzinger in una lettera a Elio Guerriero — è talmente forte che l’apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianità».
Lo si legge in Che cos’è il cristianesimo, e non è il solo passaggio duro che il predecessore di Francesco riserva ai propri lettori. Severo, ad esempio, il giudizio riservato a certi ambienti del cattolicesimo progressista, in particolare nordamericano. «Vi furono singoli vescovi, e non solo negli Stati Uniti, che rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna cattolicità. Forse vale la pena accennare al fatto che, in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano celati come letteratura dannosa e venivano per così dire letti solo di nascosto», riporta il volume.
In un altro passaggio del libro, sottolineato dall’agenzia «Ansa», Benedetto XVI parla dell’omosessualità e del fatto che in diversi seminari esistano quelli che definisce dei «club» di gay. Parlando dell’incontro che Papa Francesco aveva convocato con i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo sul tema degli abusi sessuali commessi in ambito ecclesiale, Ratzinger aggiunge che «nell’ambito dell’incontro dei presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo con Papa Francesco, sta a cuore soprattutto la questione della vita sacerdotale e inoltre quella dei seminari».
Nello specifico, «riguardo al problema della preparazione al ministero sacerdotale nei seminari, si constata in effetti un ampio collasso della forma vigente di questa preparazione». È qui che Benedetto XVI spiega che «in diversi seminari si formarono “club” omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari».
Il bavarese Ratzinger racconta poi che «in un seminario nella Germania meridionale i candidati al sacerdozio e i candidati all’ufficio laicale di referente pastorale vivevano insieme. Durante i pasti comuni, i seminaristi stavano insieme ai referenti pastorali coniugati in parte accompagnati da moglie e figli e in qualche caso dalle loro fidanzate. Il clima nel seminario non poteva aiutare la formazione sacerdotale». Poi riferisce addirittura che «un vescovo, che in precedenza era stato rettore, aveva permesso di mostrare ai seminaristi dei film pornografici, presumibilmente con l’intento di renderli in tal modo capaci di resistere contro un comportamento contrario alla fede».
A proposito delle sue clamorose dimissioni nel febbraio di 10 anni fa Benedetto XVI spiega che in quel momento era ormai allo stremo delle forze. Si legge nel libro: «Quando l’11 febbraio 2013 annunciai le mie dimissioni dal ministero del successore di Pietro, non avevo piano alcuno per ciò che avrei fatto nella nuova situazione. Ero troppo esausto per poter pianificare altri lavori. Inoltre, la pubblicazione dell’Infanzia di Gesù sembrava una conclusione logica dei miei scritti teologici». ma l’attività di riflessione e di elaborazione teologica in realtà non si concluse. «Dopo l’elezione di Papa Francesco ho ripreso lentamente il mio lavoro teologico. Così, nel corso degli anni, hanno preso forma una serie di piccoli e medi contributi». Quelli, appunto, raccolti nel volume ora in libreria.