PALERMO, 20 MAR Emanuele Bonafede e Lorena
Lanceri, marito e moglie, i vivandieri accusati di avere
ospitato Matteo Messina Denaro nella loro casa di Campobello di
Mazara, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti
al Gip Alfredo Montalto. Secondo gli inquirenti, la coppia
avrebbe ospitato "in via continuativa e per numerosi giorni",
nella sua casa di Campobello di Mazara, il padrino all'epoca
latitante. Abitualmente, dunque, il boss sarebbe andato a pranzo
e a cena nell'appartamento dei due, entrando e uscendo
indisturbato grazie ai controlli che i Bonafede svolgevano per
scongiurare la presenza in zona delle forze dell'ordine. I
coniugi secondo i pm avrebbero dunque fornito al boss
"prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue
esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza".
Lorena Lanceri, secondo gli inquirenti, sarebbe stata inoltre
legata sntimentalmente al boss. Emanuele Bonafede, fratello di
Andrea Bonafede, anche lui arrestato nelle scorse settimane con
l'accusa di aver fatto avere al capomafia le prescrizioni
sanitarie compilate dal medico Alfonso Tumbarello, anche lui
finito in carcere, è nipote dello storico capomafia di
Campobello di Mazara Leonardo e cugino di un altro Andrea
Bonafede, il geometra che ha prestato l'identità a Messina
Denaro per consentirgli di sottoporsi alle terapie oncologiche.
(ANSA).
I vivandieri di Messina Denaro non rispondono davanti al Gip
di Ansa
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