Cronaca Palermo

Ecco il volto di Matteo Messina Denaro

Arrestato 30 anni dopo la cattura di Riina



Palermo -  Arrestato dopo 30 anni di latitanza. 
Matteo Messina Denaro era all'interno della clinica privata Maddalena di Palermo dove si era presentato con il nome di Andrea Bonafede. Il boss si trovava nella struttura "per sottoporsi a terapie", spiega il comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, che ha coordinato le operazioni dalla caserma intitolata al generale Carlo Alberto dalla Chiesa, sede della Legione carabinieri Sicilia. Alle 9,35 il boss è stato caricato su un furgone nero dai militari e scortato da diverse gazzelle dei carabinieri portato via, fra gli applausi di tanti palermitani. Qualche minuto dopo è stato arrestato un suo favoreggiatore, Giovanni Luppino di Trapani.

Per decenni è stato l’ossessione di inquirenti e investigatori che lo hanno cercato in tutto il mondo, ma alla fine è stato trovato a Palermo. “Un arresto estemporaneo”, fanno sapere dal Ros, che ha eseguito la cattura dopo anni e anni di ricerche. Tre giorni fa il primo allarme: si sospettava che Messina Denaro stesse arrivando a Palermo. Il boss era ricoverato alla clinica palermitana “La Maddalena”, dove era stato operato un anno fa, per accertamenti oncologici. Il boss, che aveva in programma dopo l'accettazione fatta con un documento falso, prelievi, la visita e la cura, era all'ingresso. La clinica intanto è stata circondata dai militari col volto coperto davanti a decine di pazienti. Un carabiniere si è avvicinato al padrino e gli ha chiesto come si chiamasse. "Mi chiamo Matteo Messina Denaro", ha risposto.

Una conferma degli ultimi spifferi investigativi. Matteo Messina Denaro, si diceva da qualche tempo, è malato, ha bisogno di cure, la sua latitanza di questo potrebbe risentire. E alla vigila del trentennale degli attentati continentali, l’ultimo atto della sanguinosa stagione stragista, si chiude la latitanza del superboss. Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano (Tp) Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, era latitante dall'estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell'epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l'inizio della sua vita da Primula Rossa. "Sentirai parlare di me - le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue - mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità". 

Il capomafia trapanese è stato condannato all'ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell'acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del '92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del '93 a Milano, Firenze e Roma. Messina Denaro era l'ultimo boss mafioso di "prima grandezza" ancora ricercato. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell'ordine. Oggi la cattura, che ha messo fine alla sua fuga decennale. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.

Arrestato 30 anni dopo la cattura di Riina
L'arresto di Matteo Messina Denaro è avvenuto a 30 anni esatti da quello di Totò Riina, che fu catturato il 15 gennaio del 1993, sempre a Palermo. Quel giorno si era appena insediato a capo della Procura di Palermo Giancarlo Caselli, e la notizia arrivò proprio mentre il magistrato stava incontrando i giornalisti a Palazzo di giustizia per un saluto. Il boss è stato portato nella caserma della compagnia dei carabinieri di San Lorenzo e successivamente è stato trasferito all'aeroporto militare di Boccadifalco da dove in elicottero è decollato con destinazione un carcere di massima sicurezza.


© Riproduzione riservata