Giudiziaria Trapani

Chiesti 15 anni per Laura Bonafede, l’amante di Messina Denaro

Copriva il boss anche dopo essere stata lasciata

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Trapani - La Procura di Palermo ha chiesto la condanna a 15 anni di carcere per Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara, sentimentalmente legata a Matteo Messina Denaro. La Bonafede, figlia dello storico boss del paese, Leonardo, è accusata di associazione mafiosa. La requisitoria è stata condotta dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo. Secondo le accuse, la donna per 30 anni avrebbe protetto la latitanza del boss. Era stata arrestata a metà aprile 2023 in un blitz. In base a quello che hanno scoperto gli investigatori, Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro hanno convissuto per diverso tempo. Lei è figlia di un altro boss, Leonardo, che è morto da vari anni, e ne aveva sposato un altro ancora, Salvatore Gentile, ergastolano dagli Anni '90. Una vita familiare non certo normale, visto che il boss doveva nascondersi ed evitare di essere riconosciuto. Secondo le accuse, la donna sapeva bene chi aveva accanto e anzi lo ha aiutato a dileguarsi, a far perdere le tracce. Con loro viveva anche la figlia di lei, Martina Gentile, indagata per favoreggiamento e arrestata a dicembre 2023, alla quale Messina Denaro era affezionato, tanto da soprannominarla "lupetta", nei vari pizzini trovati.

La storia d'amore si era interrotta intorno al 2015, ma era rimasta una grande amicizia, confermata dalla corrispondenza tra i due. Ma quello di Laura Bonafede, che continuava a lavorare come maestra, non era un ruolo di secondo piano. Secondo gli inquirenti, avrebbe anche preso in mano la situazione quando suo padre morì, almeno per un periodo. E a quanto pare avrebbe continuato a gestire vari affari anche dell'ormai ex amante Messina Denaro, custodendone i segreti. Un incessante lavoro di copertura, svolto tra l’altro con alcuni altri parenti, finiti nei guai: i cugini della Bonafede sono infatti stati arrestati. Andrea, accusato di aver fornito a Messina Denaro i documenti, un altro Andrea, dipendente comunale, condannato per aver tenuto i contatti tra boss e un medico (arrestato a sua volta), e con il vivandiere Emanuele Bonafede, arrestato con la moglie Luciana Lanceri.


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