Giudiziaria Ragusa

Don Ferrari, i migranti e l'inchiesta di Ragusa

A Ragusa accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

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Ragusa - Intervista del Corriere della Sera a Don Mattia Ferrari, cappellano sulla nave Mare Jonio della ong Mediterranea Saving humans di Luca Casarini. 

Don Mattia Ferrari, 30 anni, cappellano sulla nave Mare Jonio della ong Mediterranea Saving humans di Luca Casarini, l’ex leader no global, ha letto gli articoli di Panorama e La Verità circa i presunti finanziamenti del Vaticano ad alcune Ong.

È vero, don Mattia, che il Papa finanziò la ong spagnola Open Arms? È quella al centro del processo contro Matteo Salvini a Palermo e la Lega già promette battaglia in Parlamento.

«A quanto ne so, quel finanziamento non esiste».

Eppure le intercettazioni dell’inchiesta di Ragusa — il 6 dicembre si terrà l’udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio per Casarini e altri 4 — la chiamano in causa direttamente. Proprio lei farebbe cenno al finanziamento del Papa.

«Era una chat privata in cui tra noi si discuteva e si scherzava. La frase su quei soldi rientra in questo contesto. Sono stati estrapolati messaggi di una chat di tre anni fa, sono stati manipolati e sono stati usati per attaccare noi e persone a cui vogliamo bene. Sono stati violati diritti costituzionali. Per questo quereleremo i responsabili».

Nelle intercettazioni si parla molto anche dei soldi da chiedere alla Chiesa per finanziare Mediterranea. Non avrete un po’ esagerato col cardinale Zuppi (il presidente della Cei) ed altri?

«Mediterranea esiste grazie al sostegno di tantissime persone e realtà. Quelle legate alla Chiesa sostengono il soccorso civile in mare perché la Chiesa risponde a Gesù. È semplicemente Vangelo».

Insomma, siete «pescatori di uomini» — come il titolo del suo ultimo libro — e non «arraffa-oboli», come vi hanno pure chiamato?

«Siamo persone che cercano di salvare i nostri fratelli e sorelle migranti dai naufragi e dalle deportazioni nei lager libici. La prima infastidita è la mafia libica, come provano inchieste internazionali e le minacce che ci rivolge».

A Ragusa siete accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

«Rimando alle dichiarazioni degli indagati, che hanno già spiegato bene anche la loro fiducia nella verità».

«Fratello Luca», come lo chiama il Papa, cioè Casarini, nelle intercettazioni dice di aver pagato l’affitto di casa grazie ai soldi della Chiesa...

«Luca ha già chiarito. E Mediterranea ha già annunciato azioni legali contro le diffamazioni».

Il Papa, il cardinale Zuppi, le diocesi: avete avuto reazioni da parte loro?

«Nessuno ha dato contributi per salvare vite a propria insaputa. Nessuno è arrabbiato. La Chiesa è presente in questa missione attraverso tantissime persone. Io sono uno tra i tanti. Ho subìto il dolore enorme di vedere mie frasi venire estrapolate da chat, manipolate e usate per attaccare pastori della Chiesa a cui siamo legati da profonda stima e amicizia, che comunque non saranno rovinate da questi attacchi infamanti».

L’elemosiniere del Papa, cardinale Konrad Krajewski, nella vostra chat viene chiamato «la Carola Rackete del Vaticano»...

«Le frasi vanno contestualizzate. È una frase detta fra persone che sono amiche sincere di Carola Rackete (la capitana della nave Sea Watch che nel 2019 a Lampedusa disobbedì a Salvini, ndr). Quella frase sottolinea la nostra stima verso di lui, che è altissima e lo sanno tutti. Se si decontestualizzano le frasi e le si manipola, se ne stravolge il senso. Anche quando parlo di Luca Casarini come candidato al papato: secondo voi penso che al prossimo conclave Luca Casarini diventerà Papa? I santi insegnano che bisogna sapersi prendere in giro».


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