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Obsculta. Le suore di clausura, a Ragusa, squarciano il velo

"Ascolta", secondo la regola di Benedetto

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Ragusa - Vivono nel mondo senza essere del mondo. Anche ad Ibla, in questa piccola parte di mondo. Sono le suore benedettine del monastero del Santissimo Sacramento di piazza Pola.

Da quattrocento anni una presenza silenziosa che, in occasione dell'importante anniversario, hanno deciso di spandere un po' della loro luce verso l'esterno. "Obsculta", cioè "ascolta", è il tema di una serie di incontri che si dipaneranno da oggi fino al 21 marzo 2012. Si comincia oggi alle 18 con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Paolo Urso. A seguire l'inaugurazione del museo di storia e spiritualità sempre nella sede del monastero. In chiusura il concerto del Coro polifonico Ibleo diretto dal maestro Nello Cavallo e dedicato alla Vergine, abbadessa del Monastero. 

Ma il quarto centenario dalla fondazione del monastero è anche l'occasione per incontrare madre Emanuela, la madre superiore del convento che ospita undici consorelle. La sua è una presenza carismatica e discreta. "Attraverso queste manifestazioni pubbliche - spiega - vogliamo affermare la presenza di Dio in questa società. Ascolta è la prima parola nella regola di San Benedetto. Occorre, dunque, predisporsi ad un silenzio d'ascolto per aprire le orecchie del cuore ed essere pronti all'obbedienza al volere di Dio". 
Parole che appena fuori dalle mura della clausura potrebbero apparire rivoluzionarie o provocatorie. "E' difficile trovare la pace - spiega madre Emanuela - nei paradigmi del mondo di oggi. Ma per chi crede in Dio, mettersi alla sua ricerca equivale alla pace. Noi non viviamo fuori dal mondo; il monastero rappresenta una parte della storia di questa società e noi monache siamo donne del nostro tempo, anche se abbiamo ricevuto la grazia della vocazione e della presenza divina". "Mi chiedo - prosegue - se siamo più libere noi che abbiamo scelto di vivere dietro le grate della clausura o voi che vi trovate imprigionati negli ingranaggi della società?". 

La testimonianza della superiora è di grande impatto. "Per noi il corpo segue la volontà dello spirito e non viceversa. Il monachesimo di oggi ha le stesse radici e gli stessi frutti di quello di un tempo, anche se sappiamo bene che i tempi sono molto cambiati. Sono certa che non si possa essere felici attraverso percorsi facili. Occorre impegno, bisogna dire ai giovani che il mondo punta spesso ad ingannarli. Avere, potere e piacere sono le regole del mondo esteriore che dominano l'uomo. Tutto ciò che tende ad accentrare ci isola dagli altri e, in fin dei conti, anche da noi stessi e da Dio". 

Non è raro che ragazze si rechino al convento per brevi periodi di meditazione e preghiera. "Dopo un breve periodo di diffidenza - sottolinea - si sciolgono e parlano delle loro preoccupazioni ed idee. Noi preghiamo, gioiamo e soffriamo insieme. Sono loro la società di domani e sono certa che Dio vuole togliere i ragazzi dal fango. La vera libertà è sapere scegliere il bene". Le manifestazioni per il quarto centenario si pongono, dunque, come testimonianza. "La nostra società - conclude la superiora - è troppo schiacciata dalle macerie materiali. E' bene che un po' della luce del monastero esca fuori per chi vorrà accoglierla".

La Sicilia


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