Vittoria - Ricordare Paolo Borsellino ed il suo impegno nella lotta alla mafia nel 22° anniversario della sua morte. Questo uno degli obiettivi dell'incontro-dibattito organizzato dall'Associazione Antiracket ed Antiusura di Vittoria dal titolo “Crisi economica, come tutelare le imprese sane, come difendersi dall'economia criminale”. A partecipare Tano Grasso, presidente nazionale onorario della FAI, Giovanni Tizian, giornalista dell'Espresso, Renzo Caponetti, presidente dell'Associazione Antiracket e Antiusura di Gela ed Eliana Giudice, Presidente dell'Associazione Antiracket e Antiusura di Vittoria.
“La nostra associazione opera a Vittoria da pochi mesi- ha detto Eliana Giudice- ma abbiamo ritenuto importante ricordare questa giornata per sottolineare quanto sia importante avere la forza di camminare a testa alta, la volontà di non piegarsi e di non girarsi dall'altra parte”.
“Tanto è stato fatto su entrambi i fronti- ha detto Grasso-, ma sicuramente tanto ancora resta da fare. Innanzitutto bisogna capire come la criminalità ed il compromesso incidano nel mercato, creando concorrenza sleale. Per rendere libero il mercato, però, bisogna che innanzitutto gli imprenditori scelgano di lavorare in un mercato libero. Se gli arresti partono dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, infatti, vi saranno degli arresti, ma qualcun altro prenderà il loro posto; se, invece, gli arresti scattano perché gli imprenditori denunciano, gli uomini di malaffare molleranno la presa perché sanno che il rischio di essere denunciati è alto”.
Tizian ha invece raccontato come, anche per questo, la criminalità organizzata si è spostata al Nord dove non c'è una radicata cultura anti-mafia e pochissime vittime denunciano. “Lì non la chiamano mafia, ma corruzione. Sebbene non vi siano grandi episodi di violenza, ma la vittima viene ugualmente piegata perché, ad esempio nel caso di un imprenditore edile, smette di lavorare, viene soggiogato dalla concorrenza sleale o, nel caso in cui denunci, spesso smette di lavorare. Ecco allora che bisognerebbe premiare le aziende che denunciano, che si ribellano, magari consentendo loro di vincere degli appalti pubblici”.
Caponetti ha ricordato come, all'inizio, fosse difficile convincere altri imprenditori gelesi a denunciare e svincolarsi dalle richieste di “pizzo”, ma che oggi quella fatica ha dato buoni frutti e la situazione a Gela è molto cambiata rispetto a dieci anni fa. “In questo senso è importante l'associazionismo che non lascia mai solo l'imprenditore”.
di Nadia d'Amato
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