Cronaca Vittoria

L'App Immuni e il caso Vittoria

Il triage fatto al telefono è una meraviglia

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/20-10-2020/l-app-immuni-e-il-caso-vittoria-500.jpg L'App Immuni e il caso Vittoria


Vittoria - Gli italiani stanno scaricando l’App Immuni, è vero, nove milioni di download lo confermerebbero pure, ma il problema è che le Asp non la utilizzano.
Resta irrisolto, dunque, il dramma di questa nuova ondata di contagi. Parliamo del contact tracing, del fallimento sistemico di poter circoscrivere la pandemia. Il tracciamento è l’unica arma decisiva per contenere i contagi da Covid-19. Si sapeva. Ma nulla è stato fatto fino a oggi per poter uscire fuori da questo circolo vizioso, in cui il cittadino scarica l’App, attiva il servizio e il tutto si arresta subito nello schermo dello smartphone. Perché le Asp ignorano il dato. Non hanno modo di poter dialogare con Immuni. Vedremo se con le regole del nuovo DPCM qualcosa al riguardo potrebbe migliorare. Le Asp sarebbero obbligate a inserire nel sistema il numero di traccia del paziente positivo.
Ma abbiamo almeno due dubbi che tutto ciò possa funzionare nel migliore dei modi.

Il primo dubbio
L'app funzionerebbe in un Paese normale, in cui tutti rispettino le regole. Ma l’italiano che riceve l'alert di Immuni ha due scelte: segnalarlo all'Asp di competenza, che dovrà quindi attivarsi per sottoporre la persona a tampone, e tutto ciò non è neppure scontato, oppure, chi riceve l'avviso potrebbe pure infischiarsene del messaggio di allarme ricevuto sul telefonino e continuare a farsi i fattacci suoi come sempre. E secondo voi cosa farebbe la stragrande maggioranza degli italiani quando e se accadesse mai di trovarsi sullo smartphone una notifica diversa da Whatsapp e del tipo “Immuni ha rilevato un contatto a rischio, significa che nei giorni scorsi sei stato a stretto contatto con una persona positiva al Covid-19 per più di 15 minuti. Potresti quindi avere contratto il virus, senza però manifestare i sintomi. Fai la tua parte seguendo le raccomandazioni”.
Le raccomandazioni, a un italiano? Lasciarlo al libero arbitrio? Non obbligarlo, appunto? Siamo seri.
Possono anche passare giorni e giorni da quando si rileva il positivo con Immuni o si pratichi la via dell’autodenuncia (autodenuncia, in Italia?), giorni in cui bisogna restare in casa e mettersi in isolamento fiduciario. Trasgredire all'isolamento significherebbe incorrere in un illecito che diverrebbe sanzione amministrativa che poi sarebbe tramutata in penale, denuncia di epidemia colposa, qualora venisse effettivamente riscontrata la positività al Covid. Ecco perché gli italiani non scaricano proprio l'App o, comunque, non denunciano alle Asp territoriali la possibile positività.

Il secondo dubbio
Che l’App in Italia possa funzionare a dovere risiede nell’implementazione del software e pure nell’organizzazione del nostro sistema burocratico posto a presidio di questa emergenza sanitaria.
Chi riceve la notifica di contatto con positivo da Immuni dovrebbe contattare il numero verde per ricevere indicazioni, (il numero verde, in Italia?) sentire il proprio medico curante e attivare, a discrezione del dottore, le procedure Asp per ottenere un tampone. Proprio così come avete letto: a discrezione del medico di famiglia. Una febbre alta e tutta la sintomatologia riconducibile al caso sospetto di Covid non attiva per vie dirette, in automatico, la procedura del tampone: decide il medico di base. E guardate che i medici di base sono cauti nell’attivare la procedura di riferimento per la ricerca di una eventuale positività al virus. Tachipirina, stai a casa, e vediamo se peggiori. Il triage fatto al telefono è una meraviglia. E casi come questi, con aggravamento del paziente -presunto influenzato - diagnosticato al telefono e poi positivo al tampone, in provincia di Ragusa ce ne sono a decine. Abbiamo appena declinato un caso esplicito di diffusione della pandemia. E se venisse innescata la procedura Covid dal medico curante, in tempo, occorrerebbe aspettare i tempi anche biblici dell’intervento sanitario. È il caso di Vittoria, nel ragusano. Quasi duecento positivi tracciati in ritardo e chissà quanti cittadini non contattati dallo SSN e messi al sicuro in quarantena. La situazione nell’ipparino è sfuggita proprio di mano, e oggi siamo al limite della dichiarazione di zona rossa, dunque, lockdown territoriale.
La seconda ondata del virus è figlia di una politica di tracciamento del positivo mai implementata e parente stretta, anche, del gene italico, ovvero di quella volontà infusa negli italiani di nascondere le evidenze, per non avere rogne o impicci, e affidare le proprie sorti al fato.


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