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Settembre giallo in Sicilia, stavolta Razza ha le mani legate

Superati tutti gli indici: l’assessorato alla Salute non può più manipolarli

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 Ragusa – Prima regione a entrare in zona bianca, e prima a uscirne. Da lunedì 30 agosto la Sicilia tornerà gialla e stavolta non dovrebbero esserci santi a salvarla in corner, sotto forma di posti letto aumentati in extremis. Questi sono infatti aggiornabili solo a cadenza mensile e a patto che non incidano su quelli già esistenti e destinati ad altre attività: non devono cioè sottrarre brande e personale ospedaliero ai reparti con malati di altre patologie. Lasciamo perdere i numeri giornalieri dell’Agenas, l’agenzia salita improvvisamente agli onori della cronaca ma che abbiamo appreso contare poco o nulla ai fini della determinazione della fascia di rischio: il monitoraggio settimanale dell’Iss - che venerdì prossimo deciderà invece sui cambi di colore - prenderà in esame i dati registrati a ieri, martedì 24 agosto, giornata in cui l’Isola ha superato tutti e 3 gli spartiacque per il cambio.

L’incidenza di contagio, salita a 197 nuovi casi ogni 100mila abitanti e ben oltre la soglia di 50. Il tasso di occupazione di ricoveri ordinari,  al 19,4% contro il limite del 15%. E infine pure quello delle terapie intensive, a cui l’Isola s’era aggrappata la scorsa settimana: ora segna 12,1%, e il tetto è del 10%. Sarà dunque l'unica regione a passare tutta intera in zona gialla, dopo un paio di mesi in bianco, visto che la Sardegna ha sforato le rianimazioni (10,8%) ma, per un 1%, non ancora i ricoveri ordinari (14%). Anche l'altra regione più a rischio in questo momento, la Calabria, è oltre i ricoveri in area medica (15,2%) ma ha solo il 6% di terapie intensive occupate.

Il passaggio renderà ancora più inutili di quanto già non siano le zone gialle appena istituite in 53 comuni siciliani in base al sistema di classificazione elaborato dal Cts siciliano il 4 agosto, che prende in considerazione il rapporto tra positivi e copertura vaccinale della popolazione. Come abbiamo già illustrato, non ci saranno comunque ripercussioni pratiche nella vita di tutti i giorni: le uniche misure aggiuntiva rispetto alle attuali sono la mascherina obbligatoria all’aperto e la capienza massima di 2.500 all’aperto e 1.000 al chiuso per i grandi eventi.  Unanime la convinzione che la responsabilità sia della fallimentare campagna di vaccinazione: la controprova arriva dallo “status” dei ricoverati, quasi l’80% dei quali non ha ricevuto neanche la prima dose.


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