Messina - Aspettano ancora una risposta i familiari della docente di musica Augusta Turiaco, 55 anni (foto), morta il 30 marzo scorso dopo il vaccino anti Covid: forse non tutti lo ricordano ma fu proprio dopo il suo decesso sospetto - e quello di un 45enne avvocato siciliano qualche giorno dopo, ancora a Messina - che in Italia, dai primi di aprile, si stoppò Astrazeneca sotto i 60 anni. Due casi a cui, forse, si deve anche il record negativo di vaccinazioni della provincia messinese. Oggi i parenti tornano a chiedere verità sulla fine della donna, con una lunga nota dell’avvocato Daniela Agnello: “Dopo un’agonia di 19 giorni è stata dichiarata la morte cerebrale – scrive -, dagli esami diagnostici strumentali e di laboratorio, eseguiti durante il ricovero in ospedale, il suo corpo risultava devastato da trombosi disseminate e grave trombocitopenia, che in data 24 marzo sono sfociate in una grave emorragia cerebrale”.
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Nonostante siano trascorsi ben 233 giorni dalla successiva autopsia disposta dai pm, “a tutt’oggi non risulta depositata la relazione medico legale”. Ad attenderla: i genitori 90enni, Paolo ed Helga; i figli Alessandro e Tiziana di 23 e 26 anni, studenti universitari; il compagno Massimo; i fratelli Nunzio e Dora. “Si chiede una risposta - continua il legale -all’inconsolabile domanda che ogni giorno, da 7 mesi a questa parte, li tormenta: cosa ha ucciso Augusta, donna sana e felice che fino a quel maledetto 11 marzo, giorno della somministrazione del vaccino Astrazeneca, scoppiava di salute. Augusta Turiaco ha firmato un consenso che alla data dell’11 marzo ometteva i possibili effetti avversi della vaccinazione. La nuova circolare del Ministero che aggiornava il documento inserendo quelle stesse reazioni avverse presentate da Augusta, veniva pubblicata solo in data 25 marzo, quando ormai era ricoverata in terapia Intensiva post-operatoria a seguito di un delicatissimo intervento neurochirurgico”.
“Anche la trasmissione Report in data 25 ottobre 2021 – prosegue – si è occupata del ‘disastro comunicativo’ del vaccino Astrazeneca ed ha riportato proprio il caso di Augusta”. Va ricordato che la stragrande maggioranza degli under 60 che ricevette Astrazeneca (oggi non più somministrato in gran parte d’Europa) non manifestò alcun disturbo, ad ogni modo la famiglia chiede alla giustizia italiana di mettere ufficialmente un punto a questa dolorosa vicenda, soprattutto riguardo l’eventuale correlazione con la somministrazione del siero. Invece “Augusta appartiene ancora a quel numero, non più così esiguo, di soggetti non ancora ‘riconosciuti’ dallo Stato, che però hanno nomi e cognomi, volti e vite spezzate, sogni e progetti interrotti, e lasciano i loro affetti nel più profondo sconforto – conclude l’avvocato -. Questo silenzio da parte della Procura di Messina è inspiegabile e ingiustificabile”.