Ragusa - La proposta che la giunta Musumeci vuole portare al Cts e all’Ars, ancora da formalizzare, è chiudere in primavera una parte dei 60 centri vaccinali siciliani ormai semi deserti. Non tanto per lo stop registrato dalla campagna; quanto perché la maggioranza si vax, a cui manca solo il booster, appare ormai facilmente raggiungibile e la quarta dose, se si farà, pare sarà solo l’anno prossimo come richiamo per i più esposti, alla stregua dell’antifluenzale. La dismissione, che speriamo preluda all’inaugurazione di una stagione della riconversione di personale e reparti Covid a disposizione delle altre gravi patologie, partirà dai centri ospedalieri: ne resterà però almeno uno in ogni capoluogo, per i soggetti allergici o comunque bisognosi di vaccinarsi in un ambiente protetto.
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Poi saranno progressivamente ridotti anche gli hub territoriali e delle Asp. Ad ogni modo, la decisione è rinviata a fine febbraio. Per ora la platea da immunizzare è ancora ampia: 900mila siciliani hanno i requisiti per la terza dose, altri 400mila stanno per maturarli e 230mila bambini fra 5 e 11 anni non hanno ancora ricevuto la prima. Per la Regione ci sono ancora i numeri per giustificare il mantenimento della costosa macchina organizzativa. In Sicilia più che nel resto d’Italia resta uno zoccolo duro no vax che ha resistito alla paura dell'ultima ondata Omicron che si sta ritirando, e a quella di multe e proibizioni che gli ha dato il cambio a febbraio. Pure con l’Isola in giallo, per loro San Valentino sarà comunque rosso.