Ragusa – Solo tre zone arancioni su 21 macchiano il giallo dipinto di giallo in cui risplende l’Italia. Due, Sicilia e Val d’Aosta, ai perfetti estremi della penisola. La terza è l’altra grande Isola italiana, la Sardegna: l’unica che per brevissimo tempo, a inizio marzo, ha assaporato il gusto del brivido “bianco”. Anche il resto del Sud - Calabria, Basilicata e Puglia - è in area gialla. L’Italia da bicolore diventa sempre più monocromatica e, dalla prossima settimana, solo i neopromossi valdostani resteranno nella fascia di rischio intermedia. In pratica, significa che da oggi ci si può spostare liberamente in tutto il Paese senza dover esibire giustificazioni né il tanto pubblicizzato “certificato verde”, già bocciato dal Garante della privacy e adesso spedito di fatto in cantina prima ancora dell’entrata in vigore, dal 15 maggio.
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Da lunedì 17 anche i movimenti da e per le Isole maggiori saranno “free” e, a quanto si mormora a palazzo Chigi, anche il coprifuoco in vigore dallo scorso 6 novembre decadrà o quanto meno sarà posticipato di 1-2 ore. Per quella data, inoltre, è già programmata anche la riapertura di piscine e palestre. Dunque, spazzando via anche queste ultime limitazioni, la zona gialla equivarrà in tutto e per tutto a quella bianca. Quest’ultima infatti scatta con Rt inferiore a 1 e un’incidenza di non più di 50 casi Covid ogni 100mila abitanti per 3 settimane di fila. In in base al Dpcm del 6 marzo, e al netto delle differenti “decreti attuativi” a cui lasciava ampio margine alle Regioni, prevede: bar, ristoranti e locali aperti anche a cena fino alle 23; riapertura di musei, cinema, teatri e sale da concerto con capienza ridotta; attività fisica all’aperto anche per gli sport di contatto. Le uniche residue restrizioni riguardano stadi, discoteche, fiere e il mantenimento dell’obbligo di mascherina e distanziamento. Esattamente ciò che è già in vigore nelle aree gialle.