Vittorio Veneto, Treviso - Cinque suore di clausura martedì hanno abbandonato il convento dei Santi Gervasio e Protasio a San Giacomo di Veglia, frazione di Vittorio Veneto, e sono andate a vivere in un’abitazione privata. Ma prima, per evitare che la «fuga» scatenasse allarmi ingiustificati, tre di loro si sono presentate alla stazione dei carabinieri. Non hanno denunciato reati bensì motivato la sofferta decisione con «gravi vicissitudini che stanno accadendo nel convento» e con una pressione psicologica a loro dire subita negli ultimi due anni e culminata con il commissariamento imposto a sorpresa dal loro Ordine, la Congregazione di San Bernardo in Italia. La madre abbadessa Aline Pereira, 41 anni, originaria dell’Amazzonia e in questi giorni impegnata in una serie di visite mediche, è stata destituita. Al suo posto è arrivata madre Martha Driscoll, 81 anni. E la situazione è precipitata, «il clima è diventato insopportabile», le cinque monache si sono sentite «soffocate» e sono sparite.
I vertici della congregazione delle suore Cistercensi confermano il commissariamento, ma non ne spiegano le ragioni: «Al termine di una visita apostolica, il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha emesso il 7 aprile 2025 un decreto di commissariamento pontificio del monastero dei Santi Gervasio e Protasio. Dal momento della notificazione, il 21 aprile 2025, madre Martha Driscoll, abbadessa emerita di Gedono, in Indonesia, e finora superiora del monastero alle Acque Salvie a Roma, ha assunto tutte le competenze. Sono state nominate sue assistenti madre Luciana Pellegatta, abbadessa di Cortona, e la professoressa Donatella Forlani».
Al telefono del convento prima scatta una registrazione: «Per una settimana siamo impegnate in esercizi spirituali». E poi risponde la portinaia, che rimanda alla Diocesi di Vittorio Veneto, la quale esce con una nota ufficiale: «Non è competenza della Diocesi intervenire su questioni interne a una comunità monastica. L’8 aprile ci è stato notificato il commissariamento per la permanenza di situazioni di criticità nella vita della comunità relative al servizio dell’autorità e ai rapporti interni».
Il sospetto che gira tra i residenti, molto legati al monastero, è che forse la vocazione «eccessivamente progressista» di suor Aline, laureata in Economia, possa aver dato fastidio a qualcuno. «Sulla ventina di suore presenti, 10-12 si stavano preparando ad andarsene — rivela Sarah Dei Tos, proprietaria del vicino agriturismo «La Vigna di Sarah», con cui il monastero ha firmato un contratto per la produzione di Prosecco —. Ora vedremo se un secondo gruppo manterrà il proposito. Resteranno le più anziane, che faticano a spostarsi. Ed è un peccato, perché oltre alle novemila bottiglie di Prosecco finora prodotte dal vigneto interno, le monache da anni vendono Aloe, creme e adesso pure il miele, per autofinanziarsi. Poi si dedicano a progetti per i bambini autistici, aiutano le donne vittime di violenza e le associazioni. Ora rischia di fermarsi tutto, sono andate via le più esperte, lì da oltre vent’anni — aggiunge Dei Tos —. Tra loro ho sempre respirato un clima sereno, grazie anche all’arrivo di novizie da Asia, Africa, Germania, che ha favorito lo scambio culturale. Sono allibita che la tranquillità di quell’ambiente si sia guastato, io ci andavo almeno una volta alla settimana, pure a messa. So che avevano problemi con l’abate generale». Laconico il commento del sindaco Mirella Balliana: «Abbiamo appreso la notizia dalla stampa e non entriamo nel merito. Con il convento abbiamo sempre avuto rapporti istituzionali cordiali». Tutto sembra partito dalla lettera inviata a papa Francesco l’8 gennaio 2024 da quattro consorelle (trasferite), che accusavano la abbadessa di comportamenti prevaricatori poi archiviati come «calunnie» dalle conseguenti visite ispettive. Alle quali però seguirono 8 «visite canoniche» (cioè disposte dall’Ordine), che imputarono a suor Aline «atteggiamenti manipolatori» e «incapacità decisionale». Finché lo scorso venerdì santo l’abate generale della Congregazione di San Bernardo in Italia, Mauro Giuseppe Lepore, ha notificato il commissariamento. E inviato una psicologa, secondo la quale «le suore sono state plagiate». A quel punto è scattata la «fuga».