Cronaca Enna

Anziano si impicca nel reparto Covid: “Abbandonato a se stesso”

La nipote: “Nessun aiuto psicologico, voleva vivere”. Il nonno: “Venitemi a prendere o faccio una sciocchezza"

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/20-09-2021/anziano-si-impicca-nel-reparto-covid-abbandonato-a-se-stesso-500.jpg Anziano si impicca nel reparto Covid: “Abbandonato a se stesso”


 Barrafranca - Un 86enne positivo Covid, originario di Barrafranca, si è suicidato con un cavo del monitor attorno al collo, nel reparto Covid dell'Umberto I di Enna (foto) dov'era ricoverato. "Mio nonno è stato abbandonato e lasciato morire in cinque minuti da solo, senza sostegno psicologico - denuncia la nipote Roberta, raccontando la storia - Era un nonno gioioso finché il virus è arrivato anche a casa nostra, è stata una botta perché subito pensi al peggio. Purtroppo al decimo giorno di positività è tornata la febbre alta, la saturazione è scesa e abbiamo deciso di mandarlo in pronto soccorso”.

“Aveva voglia di vivere – prosegue la donna –, metteva l'ossigeno e continuava a essere autonomo, ma questa voglia gli è stata tolta in pochi giorni. Non posso dimenticare la felicità quando aveva tutti i nipoti in casa, ogni nostro piccolo successo era utile per farlo gioire". Durante il ricovero le telefonate con i parenti erano brevi perché l'anziano "era molto provato, diceva che si sentiva in gabbia, messo in croce, e che se non l'avessimo aiutato avrebbe fatto qualche fesseria". I famigliari non hanno potuto far altro che avvisare a distanza i medici della struttura e riferiscono che l’uomo “è stato immobilizzato, senza spiegargli il perché”.

“E’ un fallimento del sistema sanitario - aggiungono -,  l'ospedale è un luogo di cura ed è inaccettabile che accadano cos del genere". Il tragico episodio evidenzia la sottovalutazione dell'aspetto psicologico, in determinati pazienti, durante la terapia e la degenza: le famiglie non possono assistere i loro cari, mancano figure professionali, specializzate e retribuite e - nel più fortunato dei casi – quel poco di assistenza fornita è delegata ai soliti volontari. “Talmente era tanta la disperazione, la paura, la solitudine, l'incomprensione che si è lasciato andare - dice Roberta -. Aveva la speranza di stare bene e ritornare".


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