Città del Vaticano - Borges nella sua splendida lirica “Elogio dell’ombra” testualmente afferma: “La vecchiaia può essere il tempo della nostra felicità…Restano l’uomo e la sua anima…” Il poeta continua: “Dal sud, dall’Est, dall’Ovest, dal Nord, convergono le strade che mi hanno condotto al mio centro segreto…Ora posso dimenticarle. Arrivo al mio centro, alla mia algebra e alla mia chiave, al mio specchio. Presto saprò chi sono.”
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Francesco, Papa Francesco, alle ore 7,35 di questa mattina, 21 aprile 2025, Natale di Roma, è stato chiamato dal Signore alla liturgia del cielo a conclusione della Pasqua. L’intercessione di Maria, Salus Populi Romani, di cui era devotissimo, l’avrà accompagnato insieme all’angelo della resurrezione.
Ora Francesco sa chi era e il vero motivo del suo munus.
Muore un uomo buono che è stato fedele alla sua scelta di povertà e di pace fino all’ultimo respiro. Un prete di strada, abituato più ai tuguri della sua Buenos Aires che ai capolavori austeri del vaticano.
Figlio di emigranti, conobbe l’amarezza della patria lontana, l’Italia, della quale la famiglia era originaria.
Uomo coraggioso, è stato un monumento di fermezza e di verità in un mondo scosso da guerre e da menzogne.
Il suo controverso pontificato è ormai un ricordo. Restano, invece, le sue parole e il rimpianto di non averlo ancora tra noi.
Che la terra ti sia lieve, Papa Francesco, e Pietro ti accolga in Paradiso tra i santi e i tuoi predecessori alla contemplazione del vero volto di Dio.