Ragusa – È una stazione fantasma. Biglietteria chiusa, banchina deserta e turisti che arrivano solo in aereo o su automobili in affitto, al limite l'autobus: qualunque mezzo è meglio del treno, né per né da Ragusa. Per forza: 8 ore e 50 minuti con 2 cambi a 17,30 euro; oppure 3 ore e 21 con 1 cambio a 12, 40 euro le uniche due soluzioni per raggiungere, ad esempio, Agrigento e visitare la Valle dei Templi. Per arrivare a Palermo ci vogliono minimo 5 ore e 11 minuti; per Trapani addirittura dalle 11 alle 13 ore di viaggio. Salvo ritardi. Almeno la lentissima tratta Ragusa-Siracusa, 100 km in 3 ore, consente ai visitatori di godersi il panorama barocco, come su un trenino turistico.
Non parliamo dei lavoratori pendolari: fanno meglio a cambiare città, se non vogliono passare la vita sul sedile di un una carrozza. Il cartello “Cessi” sul binario ci ricorda che la linea ferroviaria iblea è ferma al secolo scorso: non è ancora elettrificata e dunque non potranno esservi utilizzati nemmeno i nuovi treni elettrici acquistati dalla Regione, per cui il nostro territorio deve rappresentare un'enclave remota. Se gli investimenti nella rete sono dettati dai volumi di traffico, certo non è abbandonandole a se stesse che le stazioni potranno avere qualche chance di tornare a sentir fischiare un convoglio.
Ma, a parte il triumvirato Palermo-Messina-Catania, pure nelle altre province dell’Isola non va molto meglio: anche da Siracusa, per raggiungere Palermo, ci vogliono fino a 7 ore con 2 cambi. Il 46% dell’intera rete ferroviaria siciliana non è elettrificata e per l’85% a binario unico. Una arretratezza peggiorata quest’estate dai tanti cantieri in corso d’opera per migliorare le linee. Migliorare? Il Comitato pendolari ha confrontato gli orari attuali con quelli previsti nel 2023: non cambia una virgola. Il “cambio” orari va avanti di anno in anno con un copia-incolla sistematico.