Ragusa - Mezzo milione di euro al giorno per i tamponi rapidi, negli ultimi quattro giorni in Sicilia se ne fanno 170 al minuto: è il prezzo che da venerdì i circa 300mila lavoratori siciliani no vax sono disposti a pagare a farmacie, laboratori e rivenditori (che acquistano i kit a 2 euro per rivenderli a 15 euro) pur di non vaccinarsi contro il Covid, che li spaventa meno del siero. Chi non può permetterselo, o è stato costretto andato a vaccinarsi o ha preso tempo mettendosi in malattia.
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Secondo i dati Inps, nel primo lunedì con obbligo del green pass al lavoro le assenze per malattia sono state 12mila, equamente distribuite tra pubblico e privato: quasi il 30% in più di venerdì, ma l’escamotage non potrà durare a lungo. Proprio oggi sono stati denunciati 4 medici catanesi complici della truffa all’erario. Dei 16 milioni di euro sborsati da Palazzo d’Orleans per distribuire i test a strutture e operatori pubblici, le fette più grosse se le sono aggiudicate il colosso inglese Abbott, la genovese Medical System e la svizzera Roche.
Ma sono ormai decine le aziende che li producono e a cui si stanno rivolgendo i privati, che devono invece approvvigionarsi da sé. Per abbattere i costi, la maggioranza s’affida a intermediari , in particolare la cinese Big Pharma. La spesa per il singolo lavoratore non immunizzato può arrivare fino a 180 euro al mese contando le 48 ore di intervallo tra un tampone e l’altro. Attualmente il giro d'affari sull’Isola sfiora il mezzo milione di euro al giorno.