Castelvetrano, Tp - Matteo Messina Denaro resta “la figura criminale più carismatica di Cosa Nostra e in particolare della mafia trapanese”. È quanto emerge dalla Direzione investigativa antimafia nella relazione presentata oggi al Parlamento. Nonostante i quasi 30 anni di latitanza, il boss rimane il principale punto di riferimento per far fronte alle questioni di maggiore interesse che coinvolgono l'organizzazione oltre che per la risoluzione di controversie in seno alla consorteria o per la nomina dei vertici di articolazioni mafiose, anche non trapanesi.
Tuttavia benché "U siccu" continui a beneficiare della fedeltà di molti sodali, sarebbe cresciuto "uno strisciante malcontento in alcuni affiliati: insoddisfazione - si legge nel rapporto - connessa con le problematiche derivanti dalla gestione della lunga latitanza, peraltro resa difficile dalle costanti attività investigative che hanno colpito in larga parte la vasta rete di protezione”. La Dia scrive che Cosa nostra trapanese "non presenta segnali di mutamento organizzativo, strutturale e di leadership: continuerebbe a essere articolata nei 4 mandamenti di Trapani, Alcamo, Mazara del Vallo e Castelvetrano che a loro volta sarebbero suddivisi in 17 famiglie”.
Da un lato si contano meno azioni cruente e comportamenti in grado di destare allarme sociale, dall’altro "la tendenza dei sodalizi a una progressiva occupazione del mercato legale". Calano gli omicidi e le associazioni di tipo mafioso, crescono le segnalazioni di operazioni economiche sospette e delle interdittive. La Mafia siciliana si rivolge ormai "alle più moderne tecnologie e in particolare a tutti gli strumenti che permettono un rapido e invisibile passaggio di denaro" testimoniato dal ricorso "a pagamenti effettuati con criptovalute come Bitcoin e Monero che non consentono il tracciamento e sfuggono al monitoraggio bancario".
Nuove minacce in tema di riciclaggio anche dalle le procedure degli Nft (Non fungible token) "volte a nascondere la provenienza illecita dei capitali utilizzati per le transazioni”, e dell'uso dei social network per "condividere messaggi testuali e frammenti audiovisivi espliciti di ispirazione camorristici: è forte il rischio - conclude il report - che l'identità mafiosa possa prendere il sopravvento anche attraverso la credibilità e l'autorevolezza del profilo social, che esalta e diffonde la reputazione criminale del soggetto con lo status di uomo di mafia".