Giudiziaria Palermo

Messina Denaro, la profezia di Baiardo. VIDEO

L'ombra della trattativa per arrestare Messina Denaro

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/18-01-2023/messina-denaro-la-profezia-di-baiardo-500.jpg Messina Denaro, la profezia di Baiardo


Palermo - La cattura di Matteo Messina Denaro non è al centro di nessuna trattativa o patto inconfessabile». Il Governo respinge, a partire dal vice presidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulé, qualsiasi ipotesi di uno scambio messo in atto tra Stato e Cosa Nostra, che sia collegato all’arresto del padrino di Castelvetrano. I dubbi da parte di alcuni sindacati e politici sono stati sollevati alla luce di un’intervista, risalente allo scorso novembre, rilasciata da Salvatore Baiardo, gelataio piemontese che all’inizio degli anni Novanta gestì la latitanza dei fratelli Graviano.

In queste ore anche alcuni componenti del Pd, come ad esempio il deputato Stefano Vaccari, hanno chiesto al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di «fare chiarezza, a cominciare da annunci che davano il latitante malato e pronto alla resa». Ma è lo stesso partito di maggioranza Fratelli d’Italia a chiedere, nel corso della capigruppo in Senato, che il titolare del Viminale venga a riferire in Aula anche per sgomberare il campo da qualsiasi illazione. Dopo i filmati sulle immagini della cattura del superlatitante, l’altro video che sta facendo il giro del web in queste ore è l’intervista di Baiardo andata in onda due mesi fa su La7: «L'unica speranza dei Graviano è che venga abrogato l'ergastolo ostativo», diceva interrogandosi su un possibile «regalino», anticipando che Matteo Messina Denaro era «molto malato» e immaginando che potesse avviare «una trattativa per consegnarsi lui stesso, per far fare un arresto clamoroso». Infine la sua tesi netta sulla trattativa Stato-mafia: «Non è mai finita». Poche parole che da ieri, dopo l’arresto del super boss, sono bastate a scatenare ipotesi e perplessità da parte di alcuni e hanno riaperto anche il dibattito sull'ergastolo ostativo.

Sulla norma, che prevede l’impossibilità di accedere a benefici e pene alternative per chi non collabora, nel tempo si sono appuntati dubbi e rilievi, anche in sede europea, ma l'attuale governo intende difenderla. La sua sorte è attualmente nelle mani della Cassazione, a cui la Consulta ha restituito gli atti perché valuti se le sue osservazioni sulla illegittimità costituzionale siano state superate dalla nuova disciplina introdotta dall’attuale Esecutivo. La stessa premier Meloni sostiene che «se oggi non ci sono regimi carcerari meno rigidi è perché il governo ha difeso questo istituto».


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