Roma - Si chiama Aaron, ha 30 anni ed è un bellissimo ragazzo di Roma che lavora come gigolò, ma per pagare le tasse deve far passare la propria attività per qualcos'altro.
L'accompagnatore Aaron, già noto alle cronache di Ragusanews, si sfoga: “Emetto fatture alle mie clienti come organizzatore di eventi per poter pagare le tasse, poichè la mia professione non è legalmente riconosciuta. Sogno di poter scrivere gigolò come lavoro nei documenti ufficiali e non trovare escamotage per poter essere in regola con l’Agenzia delle Entrate. Il mio mestiere si potrebbe definire in realtà un lavoro socialmente utile, in quanto io ascolto le donne, le aiuto ad affrontare paure e insicurezze, le rendo più consapevoli di se stesse, quasi come uno psicologo. Associare la parola gigolo al mero atto fisico è riduttivo. Il mio lavoro merita di essere equiparato ad ogni altro mestiere. Pretendo che lo Stato regoli questo settore e mi permetta di lavorare e pagare le tasse come ogni altro cittadino apponendo la mia firma sulla mia reale professione”.
Escort e gigolo che decidono di intraprendere questa vita volontariamente e consapevolmente si trovano costretti dentro un vuoto legislativo. Come giustificare conti correnti, stili di vita e spese quando in realtà per l’Erario risulti disoccupato? Nessuno che sappia dare risposte certe, oggettive o perlomeno soddisfacenti. Nel nostro Paese, solo a voler considerare gli ultimi tre anni, sono stati quasi una ventina i disegni di legge tesi a regolamentare questo settore, ma senza risultati.