Attualità Diario

Io, Antonia, figlia di Vitaliano Brancati

Pubblichiamo "Ricordo di mio padre"



Pubblichiamo un inedito su internet: "Ricordo di mio padre", di Antonia Brancati.

Da figlia di un padre importante, morto troppo presto, mi sento spesso rivolgere l'inevitabile domanda: "Lei ha qualche ricordo di suo padre?" - spesso seguita dall'altrettanto inevitabile osservazione: "Certo che due genitori così importanti alle spalle devono essere stati un bel peso!"

Schematicamente, le mie risposte sono sempre uguali: "Il ricordo più vivo che ho di mio padre è la sua presenza - e la presenza è difficile da raccontare" - e: "Se non schiacciano, i pesi si impara a sopportarli. Del resto, altre possibilità non mi sono state date".

La memoria, quindi. Quella memoria senza cui, per dirla con mio padre: "IL MONDO SAREBBE SOTTILISSIMO, UNA LASTRA PRIVA DI SPESSORE, SULLA QUALE FULMINEAMENTE STAMPATO, UN PERPETUO PRESENTE ATTIREREBBE SU DI SÉ I NOSTRI SGUARDI STUPITI E INCANTATI", quella memoria che ha LA FACOLTÀ DI REGALARE AL MONDO ALMENO 98 DELLE 100 PARTI CHE LO COMPONGONO - a quella memoria io non ho mai rinunciato, perché sono convinta che senza la memoria di tutti coloro che amiamo (o anche odiamo) noi vivremmo in una solitudine atroce, sospesi in un vuoto confuso, trafitti da dardi di tenebra.

Come potrei non ricordare?

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Certo, quando lui morì ero molto piccola, ed il ricordo più totale e omogeneo è quello, appunto, di un' amorosa presenza, che è come la felicità: non ha storia. Lui c'era. lo ero felice. Non ci sarebbe molto altro da dire.

La memoria, quella che si può raccontare è fatta di attimi fuggenti, presi al volo, e riposti nel carniere della propria esperienza.

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C'è uno di questi attimi che mi piace ricordare in questa occasione.

Avrò avuto sei anni. Eravamo nella casa nuova di via Fleming - che si chiamava allora via Tor di Quinto - avevo da poco finito di leggere - oltre a Pinocchio - un libro sulla storia della guerra di Troia - come scoppiò, come si svolse, come andò a finire - Mi piaceva: c'era la storia di Menelao, della gara di bellezza, dei bisticci fra Dei - Achille, Ettore, Ulisse - il cavallo...

Mio padre era nel suo studio e mi raccontava come la storia di Troia fosse stata narrata da un grande poeta greco (più grande di lui, sosteneva - e io non volevo crederci), Omero, un vecchio saggio e cieco.

Mi mostrò un'incisione in un libro - un'incisione ottocentesca, direi, rivedendola con gli occhi del ricordo - in cui un vecchio canuto, con una barba lunga e fluente, la fronte alta e stempiata, e i candidi capelli folti e lunghi sulle spalle, stava in piedi, appoggiato ad una figliola che ne guidava i passi da cieco, e declamava - si sarebbe detto - mentre un' altra figlia, seduta su una panca di pietra, ne trascriveva le parole.

Non ricordo ora se ce lo dicemmo, ma certo lo pensammo: quella per noi era un'immagine del nostro futuro: io - che di natura sarei stata portata ad identificarmi col grande poeta (possibilmente non cieco), con mio padre ero pronta ad assumere il ruolo della figlia scrivana.

Non ci siamo arrivati. Peccato.

È a questo punto che subentra la nostalgia. La nostalgia di quanto ho avuto: formazione, educazione, e soprattutto, uno sconfinato amore - e la nostalgia di quanto non ho avuto modo di conoscere - E CHE PURE mi è TANTO CARO, DA GIUNGERE AL PUNTO DI GUASTARMI l'umore e - diciamocelo - di farmi proprio rodere di rabbia. E la rabbia, come ci ha così efficacemente spiegato John Osborne - un vero maestro sull'argomento - non è però mai PER OUALCOSA ... È IL RIMPIANGERE CIÒ CHE NON SI CONOSCE, LA PERDITA DI CIÒ CHE È STATO quando  TU NON C'ERI, L'AMARE UN' ALTRA EPOCA MA NON QUESTA, ED È LA PIÙ GRANDE DELLE PERDITE, IL VENIRE SPOGLIATO DI CIÒ CHE, FIN DA PICCOLO, SEMBRAVA APPARTENERTI IRREVOCABILMENTE.

Memoria, nostalgia, rimpianto. Si può testimoniare di una presenza anche attraverso il racconto della sua assenza.

Quanto manchi uno scrittore come lui nel panorama letterario italiano è argomento per uno studioso di letteratura.

lo posso solo ritenere che la sua scrittura narrativa che, come è stato detto più volte, è un complesso intrecciarsi di autobiografismo, memoria e invenzione, troverebbe certo soggetti interessanti nella ridicola mostruosità di tanti nostri contemporanei.

Da figlia, io mi chiedo però se egli, anche oggi, sarebbe capace di esercitare quella sua sempre presente pietas nei confronti di quella società che pure lui sottopone alle scudisciate del suo sarcasmo - saprebbe ancora trovare ragioni di amorevolezza per quegli esseri di cui pure rivela tutta la povertà umana - sarebbe ancora capace di benevolenza e tolleranza in questo mondo che vive solo secondo le regole della sopraffazione.

Saprebbe ancora scrivere splendidi romanzi, se si trovasse a dover in tingere la penna solo nel disgusto?

lo credo che quello che soprattutto oggi ci manca - so che quello che soprattutto oggi mi manca - è il Brancati moralista. Quello che oggi mi parlerebbe - mentre io trascriverei fedelmente - dei piaceri del Rigore Intellettuale, in quest'epoca governata dalla convenienza - dei piaceri della Buona Educazione, in quest'epoca governata dalla volgarità - dei piaceri dell'Onestà, in quest'epoca in cui la sola parola "onestà" sembra suscitare ilarità, compatimento, o disgusto.

Ma poi credo che in questa nostra povera epoca di edonismo - del quale il Papa ci accusa tuonando, mentre intrattenitori televisivi ne danno per scontato il perdurare - in questo mondo che si crede dedito al piacere, mentre gli sguardi che incrociamo per strada sono sbarrati per la disperazione, le labbra sono piegate in strani ghigni, e persino le risate che ci è dato udire sono prive di ogni allegria, io credo che mio padre potrebbe molto utilmente darci qualche indicazione sulla reale natura del sentimento stesso del piacere.

Mi manca, mio padre ....: oh, quanto mi manca!

Mi hanno chiesto spesso in quale rapporto io bambina mi ponevo nei confronti di un padre grande scrittore, intellettuale, studioso.

Ed è un po' come chiedere ad uno degli anatroccoli di Konrad Lorenz quale sia la sua opinione su quello scienziato dall'occhio mite dall'intelligenza vivace ed acuta che era tuttavia abbastanza folle da mettersi a camminare ginocchioni per il giardino facendo da guida a lui e ad una fila di suoi pennuti fratelli.

Se potesse rispondere, l'anatroccolo direbbe: non so niente io, di scienza - quel signore era quello che tentava di farmi diventare un' anatra.

E nel mio caso, qual era la mia opinione su quel signore che faceva il mestiere privilegiato dello scrittore, che passava ore davanti a un libro o ad un foglio di carta bianco da riempire, la cui parola era rispettata e spesso, da alcuni, anche temuta - visti gli scontri continui che ebbe con tutte le censure - quel signore che vestiva all'inglese, con dei bellissimi principe di Galles e spesso anche con la bombetta in testa - e che era tuttavia capace di abbandonare la sua compostezza per percorrere con me - mano nella mano, un tratto di strada a salti alti da impala (i saltini A della mia maestra di ballo, la Raja Garosci)? Cosa posso rispondere? Era colui che tentava di fare di me un essere umano.

C'è riuscito - anche se la sua morte ha ritardato di molto il compimento di quest'opera.

Fino a quando ho avuto lui al mio fianco, io sono stata una creatura intelligente.

Pensavo che quell'intelligenza fosse data - una volta per tutte - e mi stupivo nel ritrovarmi invece, col passare degli anni dopo la sua morte, sempre un po' più stupida.

Non sapevo niente di psicologia dell'età evolutiva e della necessità che gli individui hanno di stimoli intellettuali.

Ho dovuto rincontrare mio padre per riprendere il cammino fuori dalle paludi della stupidità.

Non l'ho incontrato come figlia, ma come lettrice, attraverso la sua opera.

Esiste una Laica Provvidenza che alla nostra richiesta del miracolo di una maggiore comprensione, ci fa incontrare lo scrittore giusto.

Perché è questo, uno scrittore: un uomo che alimenta con la sua operosità il vigore della cultura.

E ogni scrittore - ogni grande scrittore - ci mette a disposizione gli strumenti che ci sono necessari per evolverci.

                                       Antonia Brancati, figlia di Anna Proclemer e di Vitaliano Brancati


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