Attualità Ragusa

Compie un secolo la ferrovia secondaria Siracusa-Ragusa

Oggi è un ramo secco

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Ragusa - Il 19 luglio 1915 venne inaugurato il primo tronco, da Siracusa a Solarino passando per Floridia (poco meno di diciotto chilometri), della Ferrovia a scartamento ridotto della SAFS, la Società Anonima per le Ferrovie Secondarie in Sicilia.
La società, che era stata fondata a Roma il 21 giugno 1911 con un capitale sociale iniziale di due milioni e seicento mila lire, aveva lo scopo preciso di realizzare, in tempi brevissimi, un’alternativa alla linea ferrata dello Stato, che già da qualche anno faceva viaggiare i treni sulla linea – ancora oggi sempre quella - che da Siracusa arriva a Gela, attraversando l’intera Provincia di Ragusa. La SAFS era anonima solo nell’acronimo, dal momento che i soci fondatori era noti: l’avvocato Raffaele de Martis, il dottor Carlo Grillo, l’avvocato Gino Luzzati, l’ingegnere Silvio Norza, Enrico Waligorski e il Visconte Gaetano Combes de Lestrade, proprietario del Castello di Donnafugata per aver sposato Clementina Paternò, nipote di Corrado Arezzo de Spuches.
I lavori del primo tratto erano iniziati nella primavera del 1912 per concludersi, come detto, il 19 luglio di un secolo fa, con una festa che le cronache riportano essere stata fastosissima.
E però, scoppiata la Prima Guerra Mondiale, non soltanto i lavori furono interrotti, ma tutto il materiale venne confiscato per motivi bellici. La SAFS riprese i lavori nel 1918 e, in tempi molto brevi, completò il celebre percorso a forma di Y, che partendo da Siracusa arrivava a Ragusa con uno snodo, alla stazione di Giarratana, che portava la linea fino a Vizzini.
Dieci locomotive, passeggeri e merci in continuo aumento, ricavi notevolissimi. I capitalisti avevano visto giusto: la ferrovia secondaria a scartamento ridotto (significa, molto semplicemente che la linea ferrata è più stretta rispetto al metro e 45 centimetri dello standard utilizzato da quasi tutte le ferrovie statali. Un successo commerciale, un investimento azzeccato, un ottimo servizio per la collettività (anche oltre le simpatiche prese in giro legate alla lentezza delle macchine e al fatto che in alcuni tratti in salita, soprattutto nel tratto che attraversava la grande area archeologica di Pantalica, si dovesse addirittura scendere per aiutare il motore a vapore delle locomotive).
Ma nel dopoguerra il declino arriva, inesorabile, mettendo la linea ferrata in posizione di difficoltà rispetto non soltanto alla statale, ma anche e forse di più rispetto alle neonate aziende di trasporto su gommato. La SAFS resiste per quanto può, fino al giugno 1956, quando la società con sede ancora a Roma, emana l’ultimo ordine di servizio a tutto il personale, dichiarando da quel giorno la “chiusura dell’esercizio ferroviario”.


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