Milazzo - Non è molto facile, al giorno d’oggi, trovare ancora delle trattorie/osterie vecchio stile, soprattutto se parliamo di piatti a base di pesce. In un’epoca in cui la materia prima viene costantemente manipolata, in cui i condimenti diventano fronzoli e i sapori si mischiano senza riuscire quasi a raccapezzarsi, trovare un posticino in cui ancora ti servono la semplicità del pescato del giorno è davvero una rarità. Siamo a Milazzo, punta estrema della Sicilia, poco prima di imbarcarsi per lo stretto. Spinti dalla curiosità quasi morbosa che ci contraddistingue quanto parliamo di cibo, decidiamo di fare una sosta all’osteria “L’ugghiularu”, un posto che si trova nei pressi dell’enorme porto. L’esterno è molto grazioso, con un pergolato di uva spina che ripara i semplicissimi tavoli con le tovaglie rosse.
Quel giorno, però, aveva piovuto e quindi ci hanno fatto accomodare all’interno. Un posto di una semplicità quasi sconvolgente, pieno di vecchi oggetti ormai desueti. Scopriamo che la trattoria è a conduzione familiare: il papà si occupa del pescato, la mamma in cucina e il figlio che prende le ordinazioni. Decidiamo di prendere come antipasto una pepata di cozze, due primi e un dolce. Uno può dire: una pepata di cozze è una pepata di cozze, cosa si può mai aggiungere? Lasciatecelo dire: ci vuole bravura, nella vita, anche per cucinare un uovo fritto e quindi se vi diciamo che quella è stata una delle migliori pepate di cozze della nostra vita, potete crederci.
Le cozze erano di una freschezza unica, ed erano state cotte nel loro sughetto (che ci siamo spazzolati col pane, facendo scarpetta, come vuole la tradizione). Il pepe non era eccessivo e si sentiva, al palato, la freschezza unica delle cozze, della materia prima. Abbiamo, poi, assaggiato due primi: linguine alle vongole e linguine ai gamberi. Nonostante le porzioni fossero decisamente abbondanti, avremmo anche gradito un bis, tanto erano prelibati. I gamberetti erano semplicemente accompagnati dal pomodoro fresco, a pezzetti, mentre le vongole veraci erano al naturale.
Semplici, buoni, gustosissimi. Quando a parlare è la materia prima. Infine, abbiamo assaggiato due dolci: tartufo di Pizzo Calabro al pistacchio e al cioccolato, una specie di gelato semifreddo.
Il conto? Da osteria, appunto, come non se ne trovano più: 20 euro a testa, compresa una bottiglia d’acqua e mezzo litro di vino locale. Cosa volere di più?