Venezia - Il secondo giorno di Festival per me diventa un inno all’Italia. Un Red Carpet tutto all’italiana, contornato da attori che tutti amiamo, come Stefano Accorsi e celebrity della tv come Tommaso Zorzi.
Tutti a vedere il nuovo film di Gianni Amelio "Il Signore delle Formiche".
News Correlate
Sono entrata in sala con la convinzione che avrei visto il solito film di Gianni Amelio: lento, biografico e schierato politicamente a sinistra. La trama è semplice: siamo nel 1951, e un intellettuale, esperto nello studio delle formiche e scrittore, si innamora di un suo “discepolo” e viene denunciato per plagio dello stesso.
All’inizio del film leggiamo la scritta “Ispirato a fatti realmente accaduti” che praticamente vuol dire “ho sentito qualcosa del genere, ho inventato una storia”.
Il film devo mi è piaciuto molto. Vero, non è un film leggero, i dialoghi sono molto costruiti, l’italiano è ricercato, elaborato, aulico, quindi necessita una certa attenzione. Non è un film da vedere a casa sul divano, è un film da cinema. La recitazione di Luigi Lo Cascio mi ha colpita molto, è stato emozionante e profondo. Ha dato vita a un personaggio snob, arrogante ma allo stesso tempo dolce, sensibile, un uomo che vorrebbe solo poter vivere la sua vita, senza dare troppe spiegazioni.
La politica c’entra? Con Gianni Amelio la politica c’entra sempre, e forse l’uscita in sala prima delle elezioni politiche ci vuole dire qualcosa?
Sicuramente sì. Ebbene, nonostante l’ideologia del regista, la cosa piacevole che ho potuto constatare è che la polemica questa volta non è contro la destra, contro il fascismo.
La polemica è contro chiunque non accetti le libertà dell’altro individuo, anche contro coloro che sono di sinistra.
Il giornalista dell’Unità, alias Elio Germano, viene censurato perché scrive “omosessuale” sul giornale per poi essere licenziato per il sospetto che lo sia anche lui.
Gianni Amelio ci racconto un Italia malata e marcia, che spediva i ragazzi omosessuali in ospedali psichiatrici, in cui non si poteva dire omosessuale ad alta voce, ma alla fine conclude con un messaggio di speranza verso il futuro.