Economia Crisi

Bollette, il pozzallese Enrico Borrometi: «Era meglio il Covid»

La prossima fattura decide il futuro suo e di decine di suoi dipendenti

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/21-09-2022/bollette-il-pozzallese-enrico-borrometi-era-meglio-il-covid-500.jpg La prossima fattura decide il futuro suo e di decine di suoi dipendenti


 Pozzallo - Sono bastati due mesi di bollette per fargli sventolare bandiera bianca su un mestiere che fa da 20 anni. «Altro che pandemia» dice Enrico Borrometi, titolare di quattro locali a Pozzallo e diventato simbolo di una crisi nazionale che attraversa non solo la ristorazione. Anche a Roma, in una settimana, hanno chiuso almeno una trentina di posti. L'imprenditore ragusano (foto) torna a sfogarsi con l'AdnKronos, aggiornando la stampa sulla situazione dei suoi conti. Dopo le fatture del ristorante, per cui ha inutilmente chiesto una rateizzazione, sono arrivate quelle del bar e della focacceria/pizzeria.

«11.300 euro contro i 4mila dell'anno scorso - afferma -. Stessi frigo e stesse attrezzature, ma importo quasi triplicato. Ho chiuso la pizzeria: dismettendo il forno elettrico, un congelatore e quattro frigo. Eppure nonostante i 1.300 kWh in meno mi è arrivata una bolletta ancora più alta, circa 14mila euro, accompagnata da poche righe in cui dicevano "Ci scusiamo per l'ulteriore aumento"». Domenica scorsa ha spento il reparto gelateria: «Nel mio bar facciamo circa 30 chili di caffè a settimana, ma la cella frigorifera e la macchina per fare il gelato consumano». Al ristorante ha staccato pure l'aria condizionata e «resta in funzione solo per il servizio catering, in occasione di eventi: se qualcuno prenota, il giorno prima vado al locale e accendo i frigo».

Adesso quasi tutti e 60 i suoi dipendenti, tra stagionali e non, sono a casa. Destinazione che s'appresta a imboccare lui stesso: «Aspetto le bollette di settembre e ottobre, se questo è il trend non mi resta altro che chiudere tutto. Il Covid? Era molto meglio - commenta -, c'era la cassa integrazione. Tutte le attività in cui c'è una produzione artigianale hanno bisogno di attrezzature e con questi costi è impossibile andare avanti. Invece di pensare alla campagna elettorale e agli slogan dovrebbero fermarsi, sedersi tutti quanti attorno a un tavolo e restarci fino a quando non avranno trovato una soluzione, perché non c'è più tempo».

Non tragga in inganno il fatto che nel 2021 la provincia di Ragusa abbia superato la ricchezza prodotta nel 2019, puntando soprattutto su turismo e agricoltura e turismo: due distretti che in tutta la Sicilia hanno generato da soli un valore aggiunto superiore di oltre 146mila euro rispetto al pre Covid. La sfida è adesso, nel 2022, perché crisi energetica e inflazione - in concomitanza con le turbolenze provocate dalla guerra ucraina sui mercati finanziari - per molti manager e dirigenti è addirittura peggio dei lockdown causati dal virus, dal punto di vista economico. Non solo imprenditori, ma anche i loro clienti. Carne, pane, olio: lievitano i prezzi di ogni bene. Secondo il Codacons, quest'anno ogni famiglia spenderà 2.580 euro in più del precedente.


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