Pozzallo - Un primo locale lo ha chiuso a metà agosto, un altro il 2 settembre scorso: «Chiuso per caro energia» avrebbe voluto scrivere sul cartello affisso all'ingresso Enrico Borrometi, imprenditore di Pozzallo che nei suoi 4 locali (un ristorante, una pizzeria, un bar pasticceria e il lido) dà lavoro a quasi 70 persone. Con 15 di questi il contratto è già rescisso e il peggio, tanto per cambiare, dice che deve ancora venire con la mazzata dei consumi di agosto. Insomma non è bastata l'estate stracara, fatta pagare salata a turisti e bagnanti, per rientrare delle perdite del biennio pandemico prima e dei costi energetici adesso.
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«A luglio mi è arrivata una bolletta, solo per i ristoranti, di 17.190 euro: il triplo rispetto ai 5.500 euro di luglio 2021» ha raccontato qualche settimana fa Borrometi alla stampa. 70 dipendenti, decentemente pagati, sono circa 100mila euro al mese. Dunque - aggiungendo le spese per forniture, pubblicità e tutto il resto - il giro d’affari movimentato dai 4 locali dev’essere bello polposo. «Il mio fornitore mi ha risposto che può fare solo un paio di rate - ha spiegato il ristoratore -, comunque la situazione è insostenibile perché poi dovrei rateizzare anche agosto. Ho cominciato a spegnere qualche frigorifero e a cercare tutti i possibili sistemi per risparmiare, ma è chiaro che così non si va da nessuna parte.
A ciò si aggiunga che registriamo un calo di consumi da parte dei turisti che stimiamo intorno al 35% rispetto all’anno scorso». Arrivano sull'Isola e non consumano? Frequentano solo spiagge libere, portandosi il fornelletto a gas da casa? Su quest'ultimo punto - visti i locali strapieni già da giugno - nutriamo qualche dubbio; a meno che non siano sballati i report di enti e associazioni di settore, unanimi nel dipingere un'estate con flussi record. Se può consolarlo, anche ai suoi clienti e ai cittadini sono arrivare o stanno per arrivare nella cassetta della posta bollette proporzionalmente molto più elevate dell’anno scorso; e anche loro hanno pagato caro carburanti, trasporti e tutte le altre voci lievitate in questi mesi.
A cominciare dal conto al ristorante e allo stabilimento balneare con cui hanno risarcito, almeno in parte, gli extra affrontati dagli imprenditori. Il refrain non cambia spostandoci di zona. A Nunzio Campisi - uno dei titolari dell’Antica Filanda di Caprileone, nel messinese - è arrivato un saldo da 22mila euro. «Più del quadruplo - afferma -, in un mese siamo passati da 24 a 50 centesimi al kilowattora: 10 lampadine da 100 costano 50 cent l’ora e, per chi ha un contratto in media tensione, non ci sono paracaduti messi a disposizione dallo Stato». Ecco dove si vuole arrivare: nuovi ristori pagati dai contribuenti. Ma come: doveva essere l'estate della ripresa per il comparto turistico, con un boom di presenza sull'Isola; invece, a sentire gli addetti ai lavori, è stata l'estate della disfatta.
Fa eco da Catania Dario Pistorio, presidente regionale Fipe/Confcommercio: «I colleghi dei più importanti locali mi chiamano in continuazione - dichiara -, uno ha pagato 32mila euro a luglio: mille euro al giorno. Le nostre non sono considerate aziende energivore e quindi non hanno agevolazioni. Stimiamo che almeno il 20% delle imprese del settore rischia di fallire per l’aumento dell’energia». E i padroni degli hotel? Ci mancherebbe. «Ognuna delle 170 camere mi costava solo per l’energia 16-17 euro al giorno, esattamente il doppio rispetto all’anno scorso - lamenta Ornella Laneri, presidente del cda di Hotel Management 1983, società che gestisce tra gli altri il Four Points by Sheraton catanese -. A luglio il costo per camera è balzato a 28 euro, non voglio pensare cosa accadrà per agosto», con la prossima bolletta della luce.
«E questo anche se la camera non è occupata - aggiunge -. Di questo passo, ci toccherà fare delle scelte: per esempio ridurre i consumi di illuminazione esterna e ripensare alcuni servizi finora forniti gratis». Dunque, i turisti sono destinati a sborsare ancora di più per le vacanze 2023, e a farsele pure al buio portandosi la torcia. Ad ogni modo «la stagione sta andando molto bene - riesce finalmente ad ammettere Ornella -, abbiamo avuto un incremento di fatturato del 35%», sempre grazie agli scontrini presentati ai clienti. Dobbiamo ancora incontrare nella nostra vita un imprenditore che ci dica va tutto alla grande, non so più dove mettere i quattrini, ma almeno è già qualcosa.
Mica solo albergatori e ristoratori: la ripresa del turismo non è bastata neanche per la ripresa economica delle pmi di manifatturiero e terziario non strettamente legate al comparto vacanze. In tutta Italia, non solo in Sicilia. Secondo l’ultima rilevazione SWG per Confesercenti, una su tre prevede di chiudere il secondo semestre con il fatturato in calo rispetto allo stesso periodo del 2021; appena il 18%, invece, stima una crescita. Va detto che lamentarsi è il secondo sport nazionale dopo il calcio e che il pessimismo è sempre un'ottima scusa per giustificare le speculazioni. Ad ogni buon conto, a pesare su utili e ricavi – oltre all’energia – ci si mette pure l’inflazione galoppante e, secondo un buon 26% delle indicazioni, ancora l’onda lunga del Covid.
Gli imprenditori chiedono in coro sgravi fiscali per assumere, sebbene quella di fare sconti alle aziende anziché ai lavoratori - il famigerato taglio del cuneo fiscale - sia una strategia fallimentare, già perseguita in passato senza risultati apprezzabili: le imprese, i soldi risparmiati sulle tasse, se li sono tenuti per sé e non hanno stabilizzato nessuno. La “soluzione” di Salvini - stralciare avvisi di riscossione e cartelle esattoriali pendenti all’Agenzia delle entrate - non solo è sommamente diseducativa, e suona come un cazzotto in faccia verso la gente onesta che ha sempre saldato imposte e tributi, ma al massimo ridurrà i debiti dei sedicenti indigenti: certo non li arricchirà trovandogli un contratto o aumentandogli la pensione, visto che poi vuole abolire il reddito di cittadinanza.