Lettere in redazione Femminicidi

Giulia, la colpa di possedere un corpo femmina

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/25-11-2023/giulia-la-colpa-di-possedere-un-corpo-femmina-500.jpg Giulia, la colpa di possedere un corpo femmina


Quando Giulia Cecchettin, una studentessa universitaria di 22 anni, e il suo ex fidanzato Filippo Turetta sono scomparsi, la notizia era ovunque. Tv, quotidiani, radio, social media: parlavano tutti di loro. I giornalisti intervistavano le famiglie in cerca di materiale. Tutti sapevano cos’era successo. Camminando per strada, sull’autobus, mentre prendevi il caffè, tutti parlavano di Giulia e Filippo. ‘Hai notizie?’, ‘Li hanno trovati?’, ‘Chissà dove sono’. Speravamo tutti in buone notizie, anche se tutti sapevamo. Per strada, sull’autobus, nei bar, tutti provavano questo senso di amarezza, tutti sapevano ma nessuno lo diceva. Almeno i primi giorni. Solo due o tre giorni dopo la sorella di Cecchettin, Elena, ha rivelato durante un’intervista che Filippo Turetta stava diventando ossessionato dalla sua ex ragazza. Lei doveva laurearsi quattro giorni dopo la sua scomparsa, e lui le aveva chiesto diverse volte di posticipare l’esame di laurea così da poterlo ‘fare insieme’, secondo la zia di Giulia Cecchettin, lui aveva ‘paura di perderla’ dopo la sua laurea. Quella brutta sensazione comune pendeva sulla testa di tutti e portava un solo pensiero: sicuramente l’ha uccisa.

Esattamente una settimana dopo la loro scomparsa, Giulia Cecchettin è stata trovata senza vita vicino al Lago di Barcis, a 140 chilometri da dove viveva. Turetta non si trovava da nessuna parte. Prima della sua scomparsa, nessuno la conosceva. Non sapevamo niente della sua vita, della sua famiglia o delle sue relazioni amorose. Eppure, la maggior parte delle persone ha immediatamente pensato che fosse stata uccisa dal suo ex. La ragione dietro a questa triste e preoccupante consapevolezza sta semplicemente nel fatto che ormai conosciamo questo meccanismo a memoria. Partner, ex, padri, fratelli e amici che sentono di avere il diritto di usufruire della vita di una donna a loro piacimento. Abbiamo dei dati, raccolti dal Ministero degli Interni, che provano che nel 2023, 106 donne sono state uccise in Italia. 87 da familiari e amici, 55 da partner o ex partner.

Giulia Cecchettin è stata la centoseiesima vittima di femminicidio in Italia nel 2023.

Il dizionario di Oxford definisce la parola ‘femminicidio’ come ‘l’uccisione di una donna, in particolare da parte di un uomo per via del suo genere’. Particolarmente dopo la morte di Cecchettin, ho notato come questa parola crei confusione (finanche rabbia), soprattutto negli uomini. Sui social media, gruppi di persone arrabbiate chiedevano con veemenza perché dovrebbe esserci una parola specifica per l’omicidio di una donna, le vite degli uomini contano di meno? Ovviamente no. Tuttavia, quando parliamo di femminicidio, parliamo di donne uccise puramente per il loro essere donne. Giulia Cecchettin stava per laurearsi, un atto di autodeterminazione che a quanto pare il suo ex fidanzato non poteva tollerare. Sarah Everard ‘stava solo tornando a casa’, come recitava lo slogan comparso su manifesti e social media dopo che un uomo l’ha rapita, stuprata e uccisa. Nel 2016, Alice Ruggles è stata uccisa dal suo ex fidanzato dopo che lei lo aveva lasciato. Il fatto che gli uomini pensino che abbiano il diritto di decidere sulla vita o la morte di una donna è tristemente il risultato di una cultura in cui tutti siamo nati e che è difficile da superare.

Il giorno dopo il ritrovamento del corpo di sua sorella, Elena Cecchettin ha detto davanti alle telecamere che ‘tutti gli uomini dovrebbero fare mea culpa’, e questa frase ha creato grandi dibattiti nei salotti televisivi e nelle case di tutta Italia. Commenti sui social media e addirittura giornalisti hanno fatto notare come questa frase sia offensiva per ‘i bravi ragazzi’ (l’hanno detto davvero), perché non tutti gli uomini uccidono l’ex ragazza o rapiscono donne per stuprarle. Vero, ma quello che Elena Cecchettin intendeva dire non è che ogni uomo è colpevole, ma sicuramente ogni uomo è responsabile.

Viviamo ancora in una società patriarcale e misogina. Quando gli uomini nascono, hanno già un privilegio che ereditano da migliaia di anni di dominio maschile sulle donne. Chiaramente, il patriarcato non è lo stesso di cinquant’anni fa, la società si è evoluta e il patriarcato con lei, diventando più subdolo e nascosto. Ma è ancora lì, ed è chiaro a tutti. Quando si parla di sicurezza delle donne, non è raro sentire gli uomini giustificarsi, dicendo che loro non farebbero mai una cosa del genere. Questo comportamento è chiaramente parte del problema. Quello che questi uomini sono incapaci (o riluttanti) di vedere è che non c’è bisogno di picchiare una donna, stuprarla, o ucciderla per avallare un modo sessista di muoversi nella società. Se gli uomini non cominciano ad ammettere di avere un privilegio ereditario, la società non può iniziare a lavorare sulla soluzione di questo enorme problema. Se gli uomini non cominciano ad educarsi, se non cominciano a rimproverare gli amici ad ogni battuta sessista, a fare qualcosa ogni volta che vedono qualcuno trattare male una donna, saranno responsabili di avallare un tipo di cultura che qualcuno gli ha dato, ma che in realtà non va bene per nessuno.

Viviamo tutti in una cultura misogina: le donne non sono avvantaggiate, ma sicuramente il patriarcato le ricompensa occasionalmente per farle stare buone. Alle ragazze viene detto fin da giovanissime che il più delle volte saranno loro ad essere responsabili per l’educazione dei loro partner, i loro fratelli, e in generale ogni uomo con cui avranno a che fare nella loro vita. ‘I maschi fanno i maschi’, quindi se il tuo ragazzo ti dice che non puoi uscire con una gonna come quella, sii contenta, perché se è geloso allora ti ama. Quando gli uomini perpetuano comportamenti tossici, come l’abuso psicologico, le minacce (‘se mi lasci, mi uccido’), il gaslighting e altre forme di manipolazione, alle ragazze viene detto che è loro responsabilità il benessere del partner, ogni tanto persino del padre. Questo è tutto parte di una cultura dello stupro che ci viene insegnata dalla più tenera età, e che non cambierà mai se non apriamo gli occhi e iniziamo a guardare questa cultura che abbiamo ereditato, ma che non è mai troppo tardi per cambiare.

Per Giulia Cecchettin, Sarah Everard, Alice Ruggles e ogni altra donna morta per la sola colpa di possedere un corpo femmina.
 

Firmato Kallia


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