«Fa solo film ispirati alla mia famiglia, ho detto: “Basta”». Carla Bruni, protagonista ieri della prima puntata di Belve, ha parlato del suo rapporto con la sorella regista Valeria Bruni Tedeschi, che l’ha rappresentata al cinema nel 2018 con I villeggianti facendola passare per «ubriacona». Ora è la regista a fare un passo indietro e a chiedere scusa all'ex modella.
Nella sua intervista alla Fagnani, dicendo che vuole bene alla sorella, la mogle di Sarkozy sottolinea che non le è piaciuto affatto come la sorella la abbia rappresentata nella pellicola I villeggianti. «Anche perché poi prende la meravigliosa Valeria Golino, che dovrebbe fare il ruolo della sorella minore, che sarei io», prosegue Carla Bruni, che dal 2008 è sposata con l’ex presidente della Francia Nicolas Sarkozy, con il quale ha avuto una figlia, «non è sempre facile vedersi… non rappresentati, utilizzati.
Non è la stessa cosa. Questa donna messa in scena da Golino è una ubriacona. Mi ha perturbato perché effettivamente potrei esserlo. Questa è una mia grande fragilità, perché spianarla così».
Valeria Bruni Tedeschi in due film, Un castello in Italia e I villeggianti, scava nella memoria sua e della sua famiglia, per due racconti intimi e profondi, delicati e toccanti. Complicati da guardare per chi, come Carla, si è riconosciuto in quelle atmosfere.
E oggi la regista ha risposto alle accuse della sorella chiedendo scusa, sempre a mezzo stampa. «Adoro mia sorella. So che a volte è stata ferita dai miei film e mi è sempre dispiaciuto molto». E rimanendo sul vago aggiunge: «I personaggi che rappresento sono sempre dei personaggi di finzione, anche se spesso prendo ispirazione da persone della mia vita». Valeria Bruni Tedeschi poi spiega cosa pensa della sorella: «Provo grande amore e tenerezza per Carla. Penso che sia fragile ma anche molto forte e intelligente e che abbia grande talento musicale e di scrittura». Poi le vere e proprie scuse: «Se l’ho ferita, ancora una volta, mi scuso. Penso che la vita sia più importante dei film e non mi è facile pensare che facendo un film io possa ferire o fare del male a una persona che amo».