Giudiziaria Siracusa

Petrolio rifiuti e aeroporti, il potere di Ivan Lo Bello

Indagato oggi per associazione a delinquere

https://www.ragusanews.com/resizer/resize.php?url=https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/17-04-2016/1460921135-0-petrolio-e-rifiuti-il-potere-di-ivan-lo-bello.jpg&size=644x500c0 Ivanhoe e la lotta alla mafia


Siracusa - Partiamo dalla fine, associazione a delinquere: Ivan Lo Bello, vice Presidente nazionale di Confindustria, indagato dalla Procura di Potenza nell’inchiesta petrolio in Basilicata. L’inizio è lo stesso: Antonello Montante, Presidente di Confindustria Sicilia, accusato di concorso esterno a “Cosa nostra” dalla Procura di Caltanissetta.
Il prologo, in questa storia, è uguale all’epilogo.
Dall’antimafia alla Mafia. Potremmo riassumere così, con una contraddizione etica e poi semantica, le ingerenze di Confindustria nella gestione degli affari che puzzano di petrolio e rifiuti a Sud di Roma.
Dagli Appennini agli Iblei, tanto per avere un riferimento orografico, ecco la spina dorsale che tiene in piedi il sistema Confindustria dei siciliani. Un coacervo, come lo definisce la Magistratura, finalizzato al controllo e gestione degli appalti. Dalla Basilicata a Pachino, costa a costa.
Non solo rifiuti e non solo petrolio, Confindustria, padroneggerebbe, con propri uomini e propri mezzi, sulla politica regionale e pure su quella nazionale (il caso della Ministro “Guidi” che avrebbe favorito il compagno –sodale di Ivan Lo Bello, e adepto di Confindustria Sicilia- negli appalti petroliferi di Tempa Rossa, la dice lunga sui convincimenti degli inquirenti).
Confindustria, insomma, governa tutto.
Dalla politica agli enti pubblici che regolano l’economia. È il caso eclatante delle Camere di Commercio che negli ultimi anni hanno fatto da prima casa, adibita a quartier generale, di Confindustria Sicilia. Lì dove Confindustria non vince, o è decisamente in minoranza per il rinnovo degli organismi di gestione e controllo, interviene il presidente della regione, Rosario Crocetta, per il tramite dell’assessorato alle attività produttive, commissariando l’ente -che avrebbe il compito nobilissimo di regolare gli affari, burocratici e d’impresa, per il commercio, l’industria e l’agricoltura- piazzando toh! un uomo di Confindustria.
Catania, Messina, Palermo, Ragusa (da dicembre 2012 a maggio 2014), tanto per citare gli esempi dei commissariamenti ad acta, in quota a Confindustria, decretati dal governo regionale per le CCIA siciliane.
A Ragusa, invece, grazie a un gioco di prestigio, Confindustria che non ha avuto un suo uomo alla guida dell’ente di Piazza Libertà, governa, grazie al gioco dei commissariamenti regionali degli ento soci – con l’industriale Enzo Taverniti (Presidente di Confindustria Ragusa) - dal 2012, prima la SAC e poi la SOACO, le società dell’aeroporto di Comiso.
Fatto curioso, nel 2012 la SAC conobbe l’effimera parentesi di Giuseppe Giannone che rimase in carica quattro mesi appena per poi essere eletto, più tardi, a Presidente della Camera di Commercio di Ragusa. Tutt’oggi in carica. Ma esponente degli oppositori del clan di Confindustria. In quei quattro mesi Peppino Giannone e Nico Torrisi (Ad) perfezionarono tutte le convenzioni che permisero di aprire l'aeroporto di Comiso. 

Grande regista dell’operazione “Taverniti in SAC” fu Ivanhoe Lo Bello. Così dicono le cronache dell’epoca.
Solo due anni prima, era il 2010, il Presidente di Confindustria Ragusa, assieme ad Antonello Montante, presentò in qualità di “saggio” all’assemblea di Confindustria Sicilia (che approvò) la proposta di proroga del mandato di Ivan Lo Bello, l’uomo del “chi paga il pizzo è fuori da Confindustria”, scelto, nel 2006, da Montezemolo (Presidente nazionale di Viale dell’Astronomia, a quei tempi) per cancellare una pagina oscura nella vita dell’associazione degli industriali isolani.
Nel 2012, finita la proroga, Antonello Montante, succedette a Ivan Lo Bello alla guida di Confindustria Sicilia. Il motto era sempre quello: legalità e rifiuto di qualunque compromesso con la criminalità organizzata.
La storia che vorrebbe scrivere l’antimafia, a indagini ancora in corso, su tutti gli uomini del Presidente Lo Bello, però, è leggermente diversa.


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