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Berlusconi e la figlia di Gheddafi. Forza Gnocca, in hoc signo vinces

Aline Gheddafi, una possibile militante

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Mancava la ciliegina sulla torta, ed è arrivata: il partito della gnocca è bello e pronto. Un Berlusconi sempre più allegro ed euforico l’altro ieri ha lanciato la sua ultima provocante barzelletta sul nuovo nome da dare al partito da lui fondato, il partito della libertà, che adesso prenderebbe il volo per le urne dal principio che move il cielo e l’altre stelle: la gnocca!

Silvio è un gran comunicatore, e non lo scopriamo certamente adesso. Berlusconi è stato ed è l’anchorman più geniale degli ultimi vent’anni di politica italiana. Forzagnocca, il nuovo partito di governo, è entrato nelle pagine principali della storia della nostra repubblica prima ancora di passare dalle urne e valutarne la potenza elettorale.

Le “cocche” del Presidente, finalmente, dopo mesi e mesi di mugugni e pianti per via delle notti di Arcore e relativa sovraesposizione mediatica in negativo, sorrideranno lusingate alla trovata del premier, che ha saputo cancellare in un sol colpo il marchio rosso e infamante che le aveva tatuate, indelebilmente, come malafemmine svergognate. E' bastata una battuta di Silvio, rilanciata da tutte le agenzie di stampa, perché le escort di corte, per pochi ma non per tutti, divenissero in sol colpo “gnocche” democratiche. Gnocche da consenso, gnocche da urna, gnocche elettorali. E per la gnocca, si sa, anche per l’ateo più puro, val bene una messa! Il consenso con la gnocca è dunque assicurato.

Ma tant’è, questa è l’Italia che il Nostro Presidente del Consiglio ha plasmato a sua immagine e somiglianza, nel silenzio imbarazzante di un Vaticano che in altri tempi e a queste condizioni avrebbe scatenato l’inferno. Basti pensare al vecchio gergo televisivo censurato quotidianamente da Andreotti & c. che imponeva di usare sofisticati eufemismi per dire cose che anche i lattanti già conoscevano. Giulio aveva sì battute di spirito ma irrimediabilmente caste, battute al vetriolo ma controllate da un pudore maligno, urticante, dall’effetto tuttavia dirompente. Ma quella era un'altra Italia, indebitata fino al collo ma dura da abbattere per gli speculatori. Un'Italia nerboruta e granitica quella di Andreotti. Forse, Silvio, piuttosto che pensare a un nuovo slogan di partito, avrebbe dovuto servirsi della gnocca, seriamente, per alzare il rating finanziario di quest'Italia sempre più economicamente moscia. Ma il novello Ulisse, impazzito per la “gnocca” di Circe, ha perduto, veramente, la strada del ritorno. Alla ragione, of course.

Nella foto di copertina, Aline Gheddafi, gnocca di governo, gnocca imperiale

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