Economia Vittoria

Contraffazione alimentare, le riflessioni in Fiera Emaia

Il marchio “è originale food”

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Vittoria - Particolarmente sentito e partecipato, il convegno organizzato dall’assessorato Sviluppo economico del Comune di Vittoria in collaborazione con Camera di Commercio di Ragusa, Fiera Emaia e dal marchio “è originale food” sul tema della contraffazione agroalimentare.

 

Le domande dei produttori ma anche dei commissionari presenti alla sala convegni della Fiera Emaia, nel tardo pomeriggio di ieri, hanno reso vivace il dibattito che si è sviluppato dagli interventi dei relatori.

 

Negli interventi di saluto, il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, nel suo intervento introduttivo, ha posto l’accento sui sistemi in grado di tutelare la produzione, non ultimo il “codice di autenticità”, Authenticy code che potrebbe essere uno dei sistemi da porre in essere per garantire le eccellenze produttive in attesa di un marchio commerciale di ampia gamma.

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L’assessore allo Sviluppo economico, del Comune di Vittoria, Rosario Lo Monaco, ha rimarcato il fatto che l’iniziativa risponde alla grande richiesta di tutela dei prodotti, proporzionale purtroppo al fenomeno della contraffazione in costante crescita.

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Il vicepresidente della Camera di Commercio di Ragusa, Angelo Chessari, che è anche presidente di Confcommercio provinciale, ha confermato l’attenzione di Confcommercio nei confronti dell’Emaia. “Ci sentiamo coinvolti – ha dichiarato – in tutte le problematiche che riguardano le imprese che rappresentiamo in tutta la provincia. Per quanto riguarda il tema specifico, vorrei solo ricordare che il business illegale della contraffazione provoca in Italia, ogni anno, una perdita di 200.000 posti di lavoro. Importante affrontare il problema a tutto tondo rimettendo al giusto posto la produttività italiana nell’ottica di una tutela del Made in Italy nel suo complesso”.

 

Il convegno, moderato dal giornalista Giuseppe La Lota, ha preso il via dall’intervento della professoressa Tatiana Azzalin, dell’Università La Sapienza di Roma, esperta nel campo della contraffazione nel settore agroalimentare.

 

            “La contraffazione è un problema serio – ha spiegato la Azzalin -, da affrontare a 360 gradi ed una delle azioni più importanti è quella dell’autenticazione. E le tecnologie devono essere adeguate alle necessità delle aziende ed al mercato a cui ci si rivolge. Una riconoscibilità sicura ed affidabilità del prodotto nel mercato agroalimentare assumo un grande valore e non solo dal punto di vista commerciale. Per questa ragione è stato creato un laboratorio ad hoc, dall’Università La Sapienza di Roma assieme al Ministero dello Sviluppo economico, Direzione generale per la lotta alla contraffazione. E’ una sorta di filtro tra i produttori agroalimentari ma non solo e chi produce tecnologia nell’ambito dell’anticontraffazione. Abbiamo la possibilità di mettere a disposizione uno show room alle aziende ed ai produttori che possono avere informazioni frontalmente ma anche via internet o telefonicamente. Nei sistemi analizzati e ritenuti validi, rientra anche Authenticity code. Quali sono i requisiti di un sistema anticontraffazione? Che sia verificabile, non rigenerabile, non duplicabile e sicuro da eventuali manomissioni. Il laboratorio ha un sito web dedicato, www.techalab.it su cui chiunque può trovare informazioni”. La Azzalin ha chiuso il suo intervento sottolineando che spesso i produttori rinunciano a fette di mercato importanti e che richiedono prodotti italiani. “E’proprio dove c’è più richiesta della nostra qualità e del nostro stile che prospera la contraffazione. Allora dobbiamo attivarci, senza buttare via le opportunità. Se non lo facciamo, ci perdiamo su tutta la linea”. Altri progetti di collaborazione sono in fase di attivazione con l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza.

 

Il Colonnello Francesco Fallica, comandante provinciale della Guardia di Finanza, ha sottolineato il ruolo delle Fiamme gialle: “Siamo negli effetti la polizia economica e finanziaria, e la nostra strutturazione in porti, aeroporti e linee di confine oltre alla diffusione  capillare territoriale garantisce, nel settore del contrasto alla contraffazione, presenza ed azione. I tempi e le modalità però sono cambiati: fino a qualche anno fa producevamo contraffazione, ora invece ne siamo vittima, ed anche noi abbiamo cambiato modo di approcciarci al problema. Il made in Italy è una garanzia; ovunque si mangi bene e vi sia qualcosa di bello si trova il sapore e lo stile italiano e ciò ovviamente non può che farci onore. Il problema è che però non sempre si tratta di prodotti originali italiani. Abbiamo un nucleo speciale di tutela dei mercati, siamo presenti anche in Cina con un ufficiale che opera da Shangai ma servono provvedimenti diversi”. Fallica constata che “con la contraffazione difficilmente si finisce in galera a meno che il reato non si associ ad altri reati, quali l’associazione a delinquere. Servirebbe un inasprimento delle pene”. L’analisi del Colonnello si è poi soffermata sullo stravolgimento tutto siciliano del termine dumping. “In politica doganale si parla di dumping indicando un prodotto che nel Paese di origine viene venduto a 10 mentre viene esportato e venduto a 5, per intenderci. In Sicilia invece, se prendiamo ad esempio il pomodorino, il dumping viene inteso come procedura, ovviamente illegale, che porta all’acquisto di prodotto ad esempio dalla Tunisia, a bassissimo costo per la rivendita poi dello stesso prodotto che viene spacciato per italiano e ad un prezzo più alto. Non si tratta di procedure facilmente individuabili ed è particolarmente complesso arrivare al soggetto seguendo il percorso delle fatture ma abbiamo messo a segno delle operazioni importanti anche per contrastare questo fenomeno”. Il Colonnello Fallica ha poi dichiarato che la Guardia di Finanza sta mettendo a punto un sistema di segnalazioni in merito a prodotti importati dall’estero soprattutto da Paesi extraeuropei e dal Nord Africa, nei diversi periodi dell’anno, considerati sensibili. “Ad esempio, abbiamo ricevuto delle segnalazioni che da Pozzallo stanno arrivando dei grandi quantitativi di grano dal Canada che sembrerebbe finire in una società che per denominazione non sembrerebbe indicare che il prodotto arriva dall’estero”. In conclusione, Fallica ha chiesto la collaborazione delle categorie produttive, “elemento necessario, importante ed indispensabile nel contrasto alla contraffazione”.

 

E’stata la dottoressa Rosalia D’Alì, responsabile di “Authenticity Code S.r.l.” a spiegare il sistema messo in campo per garantire la tracciabilità e l’originalità dei prodotti “food” e “no food”. “Il sistema che è stato ritenuto valido anche da Techalab per il settore agroalimentare ma non solo, assicura il monitoraggio di tutta la filiera e si rivolge al consumatore. Il cliente, per semplificare, acquista un prodotto che ha una etichetta identificabile dal logo èOriginaleFood e rileva il codice alfanumerico presente nel cartellino stesso. Può inviare il codice via sms ad un numero telefonico dedicato oppure verificarlo direttamente sul web. In tempo reale riceve la notifica dell’autenticità o meno del prodotto acquistato. Una garanzia quindi per chi produce ma anche per chi consuma il prodotto”.

 


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