Scicli - Idiozia. Difficile qualificare altrimenti il gesto che alcuni vandali hanno compiuto ai danni della cinta muraria della Fornace Penna di Contrada Pisciotto a Sampieri, dove è stata disegnata e colorata, con spray rosso, la bandiera antifascista.
Segno di cui nessuno sentiva il bisogno nei giorni di ferragosto, in quello che viene ormai considerato un monumento nazionale.
Sono stati alcuni villeggianti nella contrada ad accorgersi di due cerchi rossi con tanto di bandiera rossa antifascista sui muri del perimetro esterno dell’ex fabbrica di laterizi. Un modo per ribadire che il Pisciotto, Sampieri, il ferragosto, il mare, e gli scogli sono antifascisti.
Chissà perché c’era bisogno di ribadire questo concetto in un modo, in un luogo, e con un metodo così inqualificabile. Brutto segno. Evidentemente le mancate coscienze che hanno agito non si rendono conto che non è il brutto a seppellire il brutto, ma il bello a seppellire il brutto.
Loro hanno pensato che per combattere il fascismo, qualunque fascismo, immaginiamo, nel 2014, fosse necessario massacrare un monumento che di suo lotta già contro il vento, i marosi, i proprietari che volevano costruirci un albergo a cinque stelle e infine contro la burocrazia della Regione siciliana, che è competente per la tutela monumentale del bene.
Ora il Pisciotto combatte anche contro gli antifascisti.
Pazienza. Chissà quale grande risultato avranno ottenuto, in termini di consenso, di spostamento di opinione pubblica, di forchette e range elettorali dopo questa prodigiosa impresa notturna e anonima.
Il coraggio è del resto caratteristica idiosintomatica di questi personaggi, che non avendo nulla da dire di giorno, trovano il tempo di sproloquiare di notte. Con bandiere, dietro cui correre senza capire il senso delle cose e della storia. Come personaggi danteschi condannati a inseguire il nulla, perché di nulla si è nutrita la loro mente, e il loro cuore.
Si spera che qualcuno provveda a rimuovere questa defecazione intellettuale dal muro di cinta, per restituire alla salsedine, al mare, e al buon dio il compito di far cadere ciminiera e fabbrica.
Chi ama i luoghi non li offende. Offende gli oggetti solo chi non riesce a parlare con le persone, con la storia, col proprio vissuto.
Evidentemente dovremo farci carico anche di questi segni della modernità. Chissà che gli autori non abbiano il buon gusto di farsi un “selfie” dopo aver sporcato e di pubblicarlo su Facebook, come quei turisti che a Scicli, alla Chiesa della Consolazione, sono entrati nella stanza della mummia e hanno attivato l’autoscatto per ritrarsi e pubblicarsi con una donna morta nel 1600.
Mai porre limiti all’idiozia umana.
Il Pisciotto e il selfie con la mummia della Consolazione
Gli autoscatti con i morti
di Giuseppe Savà
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