Ispica - Lo scorso 23 luglio la Giunta municipale di Ispica ha deliberato, all’unanimità, di far cooperare il Comune alla realizzazione del progetto “Il Sole che non brucia”, messo a punto dalla F.E.I. srl di Palermo. Il Progetto, che vede come capofila il Comune di Acate, prevede la creazione di un’Isola energetica, cioè di un complesso per la produzione di energia elettrica mediante tecniche innovative ed a bassissimo impatto ambientale: dovrebbero essere realizzati un impianto termodinamico, uno a biomassa, uno fotovoltaico ed uno mini-eolico; inoltre, si prevede la nascita di una scuola che fornisca a giovani disoccupati un’accurata formazione professionale nel settore delle energie alternative.
La F.E.I., si legge ancora nella delibera, sarebbe pronta a ricompensare le Amministrazioni Comunali collaboratrici fornendo, a titolo gratuito e per vent’anni, l’elettricità di cui esse abbiano bisogno (calcolata in relazione ai consumi attuali, anch’essi monitorati gratuitamente).
L’iniziativa, secondo gli esponenti cittadini del Cigno Verde, è sicuramente meritoria e meritevole della massima attenzione, laddove essa mira all’abbattimento delle immissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, stante la loro sicura connessione col surriscaldamento globale; così come non può non incontrare un plauso convinto la nascita di un centro di formazione che, oltre a fornire nuove chances occupazionali ai nostri giovani, punti indirettamente a suscitare una cultura nuova e più rispettosa dei rapporti tra Uomo ed ecosistema.
Tanto premesso, il Circolo Sikelion non può fare tuttavia a meno di notare che una questione di tale importanza per l’intera popolazione andrebbe gestita, da parte dell’Ente pubblico, in modo diverso. Anzitutto, si dovrebbe condurre un’adeguata campagna d’informazione a beneficio di tutti i cittadini; a questi ultimi, poi, dovrebbe chiarirsi perché mai dei soggetti imprenditoriali vogliano fare un “regalo” ai Comuni.
E prima ancora, comunque, dovrebbe specificarsi l’effettivo impatto ambientale dei lavori. A quanto è dato sapere, infatti, l’Isola energetica occuperà ben 330 ettari (circa 3,3 km quadrati), acquisiti al demanio e gestiti attualmente dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata: anche sotto questo profilo l’idea merita piena approvazione, ma non è chiaro, ad oggi, se si tratti di superfici già antropizzate, o piuttosto di terreni agricoli che saranno cementificati ad hoc.
«In attesa, e con l’auspicio, di una maggiore trasparenza da parte delle Istituzioni - ha concluso la presidente, dott.ssa Natalia Carpanzano- la nostra Associazione afferma comunque il proprio interesse verso il progetto, insieme alla propria disponibilità a contribuirvi sul piano scientifico».
Un'isola energetica a Ispica, i dubbi di Legambiente
Energie alternative e ambiente
di Redazione
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