Cultura Scicli

Marco Steiner: Il corvo di pietra, un romanzo di formazione per Corto Maltese

Intervista all’autore

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Scicli - Da qualche giorno in libreria col bacio editoriale Sellerio, “Il corvo di pietra” di Marco Steiner è la fiaba che continua, nella struttura estesa del romanzo, le avventure con cui Hugo Pratt ha reso immortale Corto Maltese, risalendo la linea del tempo fino all’infanzia del fascinoso marinaio. Programmatico il duplice omaggio dell’autore a una firma tra le massime del fumetto mondiale, e pure alla Sicilia, che Steiner visita in una cifra ipersimbolica, galeotto l’amore dello scrittore per Scicli. Chiediamo all’autore della sua percezione della Sicilia, delle scoperte, della reinvenzione letteraria.

«Il mio racconto discende da un certo modo di viaggiare e di conoscere il mondo. Se vuoi vedere le cose, non le devi guardare, devi entrare nelle cose. Sono venuto a Scicli per un caso, piano piano ho cominciato a capirne la cultura. Da un racconto breve, sono sceso sempre più in profondità e da ciò è uscito “Il corvo di pietra”, che è anche un merito dell’energia particolare di questa città. Non è un caso qui ci siano tante persone non come turisti, ma come viaggiatori: non vogliono prendere niente, vogliono apportare qualcosa. Io voglio cercare di vivere quanto racconto insieme alla gente che vive qui. Il libro è la ricerca del tesoro. Ho cercato di scrivere un libro in cui, tra le righe, ci fossero delle cose non dette. Amo molto la letteratura che si apra a delle suggestioni. Perciò ho inserito nella scrittura voci onomatopeiche, l’acqua, il suono di un corvo, il silenzio di San Matteo: quello che per me è Scicli e la Sicilia. La scrittura deve avere una testa, ma anche esprimere delle emozioni, libera come un marinaio in mezzo al mare, con una vela».

Il suo registro è immaginifico, carico di immagini sontuose, di un linguaggio prezioso. A pag.24 troviamo una magnificazione del fico d’India e un esempio del suo itinerario compositivo, che abbraccia sempre fasci larghi di sensazioni, che abbonda di colori, per i quali si dice debitore al Gruppo di Scicli, di memoria, per cui ringrazia Vincenzo Cascone, di sapori, per i quali sostiene che Ciccio Sultano è, con la sua filosofia del cibo, tra gli autori del libro. Quanto spazio ha dato al tattilismo naturale dei luoghi, alla fisicità?

«Ho scritto questo libro a piedi nudi sulla terra, sulla pietra del mio giardino di Scicli, perché per me la sensazione del luogo è molto importante. Il metodo della scrittura passa attraverso una immersione totale nell’ambiente descritto, attraverso un bombardamento totale di immagini e di musica. Prima di partire per qualsiasi viaggio sono passato per una spoliazione della mia parte culturale, per entrare in quell’ambiente pulito. In questa storia, grazie ai siciliani che mi hanno guidato, mi sono trovato dentro qualcosa di questo luogo, che vibrava dentro le mie corde».

Le donne di Corto, l’omaggio a Stevenson, l’antologia di divise, il motivo epico del viaggio, il piano simbolico del mare: quali dei temi di Pratt sono centrali nel Corto di Steiner?

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«Corto è un antieroe ed è trasversale, poiché si comporta allo stesso modo con un ammiraglio o con l’ultimo marinaio tatuato maori. Il binomio radici e ali racconta tutto. Ho imparato in Argentina che, quando ci sono delle radici profonde, l’albero cresce e le foglie si possono sviluppare in ali. Questo si può fare in Sicilia, dove ci sono radici culturali e voglia di nuovo».


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