Cultura New York

New York. Giovanni Caccamo. Solo piano

Caterina Caselli produca un album intimo per lui



New York - Un concerto è quando un artista presenta il proprio repertorio a un pubblico. Quello del 20 novembre a New York alla casa italiana Zerilli-Marimò non è stato solo un concerto, ma soprattutto un incontro. Giovanni Caccamo ha presentato i suoi pezzi, ma anche se stesso, attraverso la sua esperienza, il suo modo di percorrere la vita raccontandola attraverso le canzoni.

Sereno. Elegante. Sicuro. Soddisfa ogni curiosità, con ironia, con allegria, fermandosi ogni due o tre brani e accogliendo le domande del pubblico. Cita Battiato e Caterina Caselli, interpretandoli e imitandoli. Ed è bravissimo.
Si prende in giro continuamente, chiede scusa ai pianisti presenti in sala per il suo accompagnarsi da sè. Una umiltà che disarma, perché finito di dirlo interpreta i brani, e cattura e inebria il pubblico, e le dita sul pianoforte trasudano sentimenti, di quelli che non guardano alle sottigliezze dei tecnicismi.

Fuggito via dalla Sicilia, sogno di tutti al liceo, appena messo il piede fuori ecco immancabilmente arrivare la sicilitudine, la nostalgia di casa. E dunque torna spesso Giovanni a Modica, perché casa è casa. E riparte ancora. "A casa sto bene, quindi non posso scrivere". Sa bene che l'ispirazione non nasce mai dal benessere.
L'ispirazione viene dal dolore, dalla sofferenza, dalla solitudine a volte. E quella grande sofferenza che è stata la perdita del padre gliene ha fatto dono. Lui, bambino quando accadde, non lo capiva.

"A New York percepisci contemporaneamente quanto possiamo essere piccoli e quanto possiamo essere grandi, e quanto ciascuna di queste due condizioni può essere pericolosa. Il mondo va avanti anche senza ciascuno di noi, abbiamo una percezione dell'io distorta che ci fa perdere l'autenticità di ciò che ci accade intorno".
Il pubblico è attonito. Ci si aspettava un giovane autore alle prime armi, ma la maturità di Giovanni spiazza ogni pregiudizio. Anche il mio, che ho voluto vederlo per il piacere di incontrarlo ma che non amo il genere, perché i brani dell'album sembrano accarezzare troppo il pubblico, specie il più giovane, con tanti strumenti e un occhiolino al pop.
Invece Giovanni e il suo pianoforte sono un'altra cosa.

Dopo essere entrato nelle attenzioni di Battiato, dopo il contratto discografico, ha avuto un periodo di stop perchè chi lo produceva non era sicuro che il suo cognome sarebbe stata una giusta scelta di marketing. "La magia della musica nasce in una stanza piccola. Per il tipo di musica che scrivo l'ambiente ideale è una casa". Così Giovanni va a suonare i suoi brani nei salotti di casa con il suo "live at home tour", cantautore a domicilio.
"La vita è un viaggio meraviglioso. Ho deciso di prenderne il timone e fare il mio percorso", afferma lui, sicuro. Dopo 60 concerti nei salotti europei Giovanni rimane Caccamo, e parte per Sanremo, e il "live at home" si scopre una grande opportunità per testare i brani prima della composizione dell'album.

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Giovanni vince Sanremo, e il premio della critica, e il premio stampa, e quello come autore per il brano di Malika Ayane.

Alla fine del concerto saluto il direttore della casa italiana di New York, Albertini. "Ma che cosa vi danno da mangiare a Modica?" mi chiede.
"Scacce. Scacce e cioccolato modicano" rispondo.

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Un giorno Giovanni Caccamo tirerà fuori il suo album solo voce e pianoforte, e sarà il suo album più bello, più autentico, dove gli altri strumenti non disturberanno il fluire autentico delle emozioni che Giovanni trasuda quando canta.

"La sofferenza è un dono", gli avevano detto, e lui non l'aveva capita, a 11 anni, quella frase. Adesso comunica che ogni emozione si trasforma, spesso in stelle danzanti, come lui.


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