Roma - Conti in rosso per Maria Rosaria Boccia. Le attività imprenditoriali della 41enne di Pompei non vanno tutte a gonfie vele. Quella in particolare rilevata nel 2022 dalla pr napoletana Donata Liguori, la Cult comunication srl, ha chiuso il bilancio del 2023 con una perdita di 2.323 euro. Ma la svolta nei guadagni della donna coinvolta nello scandalo Sangiuliano potrebbe arrivare dai social. Fino a 5000 euro per un post, come indicato da DeRev - società di strategia di comunicazione e marketing digitale. Non è, però, così semplice. Alcuni aspetti potrebbero giocare a suo sfavore come spiega il CEO Roberto Esposito.
News Correlate
La Boccia può arrivare a guadagnare 20 mila euro al mese dai social?
Queste cifre sono parzialmente verosimili, ma siamo comunque al livello di un puro esercizio teorico. Dato il numero attuale di follower di Maria Rosaria Boccia, al momento potrebbe appartenere alla categoria di content creator denominata Mid-Tier che, su Instagram, hanno appunto un numero di follower compreso tra i 50k e i 300k. Secondo il listino dei compensi degli influencer che DeRev pubblica e aggiorna ogni anno (in allegato), questa tipologia di creator può guadagnare tra i 1.000 e i 5.000 euro per un post e una cifra compresa tra 250 euro e 2.500 euro per una story.
Quali elementi le mancano?
Ci sono elementi tecnici molto importanti che stabiliscono se e quanto valore ha un profilo: i suoi indici di performance; il suo posizionamento, il tipo di target, l'argomento di cui parla (alcune industry nell'influencer marketing pagano di più di altre), l'autorevolezza di cui gode presso il pubblico che lo segue, la capacità di coinvolgerli e quindi di influenzarne le scelte (e quindi di generare un ritorno economico e reputazionale per il brand che è la reale misura dell'efficacia). E questi elementi, o meglio l'assenza di questi elementi, fa concludere che, attualmente, il profilo di Maria Rosaria Boccia non ha alcun valore commerciale.
Perché rischia di non attirare brand?
Il suo engagement è basso (0,04% prima dello scandalo, 2,8% dopo (ricordo che la media di categoria è 5,5%); La sua non è una vera community, ma un numero di follower, cresciuti nelle ultime settimane, che vestono il ruolo di spettatori: sono interessati alle notizie di attualità relative a un caso nazionale, non direttamente a lei. Dunque, non è una community fidelizzata; Lei non ha un'identità digitale definita né un posizionamento ragionato; non vanta autorevolezza in un mercato o in un settore; non ha una linea editoriale e i suoi contenuti non rispondono a una strategia elaborata sulla base di un progetto di comunicazione social. In questo momento, dunque, il suo profilo non è interessante nell'ambito dell'influencer marketing.
Quali errori sta commettendo?
Tra i requisiti fondamentali per essere un creator o un influencer appetibile per i brand ci sono la trasparenza e l'affidabilità. Parliamo quindi di buona reputazione. L'approccio scelto da Boccia per raccogliere materiale e il modo di trasformarlo in uno stillicidio di rivelazioni non l'aiutano. Difficilmente qualcuno troverà semplice fidarsi e questo la pone in difetto anche in questo ulteriore ed essenziale elemento che dà valore a un profilo social.
I conti in rosso
Di imprese la signora Boccia ne ha tentate. Ma non sono andate tutte a buon fine. Come ricorda Open, ha fondato a Scafati la Boccia Fashion sas (di cui era socio accomandatario) e nel 2012 ha aperto un'impresa individuale a Pompei, la M.R.B. Quale scopo? La prima come oggetto sociale riportava «commercio al dettaglio di confezioni per adulti», la seconda «commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento». Le due, però, attualmente risultano cancellate dal registro delle imprese.La prima per il decesso improvviso del socio accomandante, Francesco De Martino. Mentre l'ultimo tentativo, la Cult comunication srl, ha un fatturato annuale di 14.448 euro, inferiore però ai costi di produzione (oltre 16 mila euro) e quindi alla fine con una perdita di 2.323 euro che è stata rimandata a nuovo con l’ottimistica scelta di coprirla grazie agli utili di «esercizi futuri», a cominciare da quello 2024.