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Jessica Alessi: sono io la donna che salva i delfini nel canale di Sicilia

Jessica Alessi monitora le acque del canale di Sicilia per verificare lo stato di salute dei cetacei

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Porto Empedocle, Agrigento - Jessica Alessi ha 38 anni, ha studiato biologia marina a Genova, si è specializzata, ed è tornata in Sicilia. Ha vinto l'edizione 2021 del premio Terre de Femmes di Yves Rocher, che riconosce il valore delle donne che si adoperano per il bene della Natura e del Pianeta.

La ragione del premio? Il progetto di Jessica di conservazione dei giganti del canale di Sicilia, ovvero di esplorare e monitorare le acquee del Canale di Sicilia al fine di incrementare le conoscenze sulle popolazioni di cetacei per conoscerne distribuzione, abbondanza e stato di salute, tutelarne la biodiversità, minacciata dalla mancanza di salvaguardia e dalle attività di pesca illegale, trivellazioni, eccessivo inquinamento, turismo, disturbo acustico. 

"La mia storia legata ai cetacei ha inizio quando ero bambina, sono sempre stata affascinata in particolare dai delfini, pur non avendoli mai visti se non nei documentari -racconta Jessica-. Così ben presto decisi che da grande volevo studiarli. Poi si sa nel corso della vita spesso ci si dimentica dei sogni che si hanno da bambino, per me non fu del tutto così. Nel momento in cui avevo quasi dimenticato cosa volevo fare da grande avvenne il mio primo incontro in natura con questi animali, non scorderò mai quel giorno ed il momento in cui un delfino mi guardò dritto negli occhi. Da allora non dimenticai mai più cosa volevo fare nella vita. Cosi in Università andai a studiare fuori dalla Sicilia, a Milano, in Scienze Naturali, finché conclusa la triennale mi dissi che era ora di realizzare il mio sogno e mi trasferii a Genova. All’epoca l’Università di Genova era l’unica in Italia che aveva un insegnamento sui cetacei. Durante il mio percorso di tirocinio e tesi ero diventata assetata di sapere, volevo sapere tutto sui cetacei e volevo imparare in fretta. A Genova imparai moltissimo, e soprattutto acquisii la consapevolezza che questi animali andavano tutelati, non solo per preservare la biodiversità ma per il loro importante ruolo ecologico. Sono infatti definiti bioingegneri dell’ecosistema, mantengono in equilibrio ed in salute il mare, inoltre sono nostri alleati nel contrastare i cambiamenti climatici.

Le popolazioni attuali di cetacei contribuiscono ad esportar dall’atmosfera circa il 40% di tutta l’anidride carbonica prodotta nel mondo. Dopo la laurea iniziai il dottorato di ricerca in Scienza del Mare e concluso il dottorato continuai a lavorare per molti anni in Università come assegnista di ricerca prima e docente a contratto poi, del corso di “Biologia e monitoraggio dei cetacei”. In quegli anni ebbi l'opportunità di partecipare a progetti che attuavano delle azioni concrete per la protezione di questi mammiferi marini. Progetti che sviluppavano nuove tecnologie per evitare le collisioni delle navi coi cetacei. Però, sempre più frequentemente il mio pensiero andava al mio mare di Agrigento, dove era nato il mio sogno. Era diventato un pensiero fisso, mi faceva rabbia lo stato di abbandono scientifico di quella zona, per ciò che riguardava le ricerche sui cetacei. Fu così che decisi di agire e fondai l'Associazione Me.Ri.S. Mediterraneo Ricerca e Sviluppo (www.merisresearch.com) con l’obiettivo di accrescere le conoscenze utili ad attuare dei piani di protezione per la loro salvaguardia. Un obbiettivo ambizioso se penso che tutto era nato dal sogno di una bambina.

Fondai Me.Ri.S. nel 2012, mentre ancora vivevo a Genova, la fondai senza sapere se quelle acque erano frequentate da questi animali, non avevo nemmeno strumenti, insomma avevo solo il bagaglio di conoscenze acquisite durante gli studi. Ma in qualche modo bisognava iniziare. Così affrontai il primo problema: capire se c’erano cetacei in zona e dove era possibile avvistarli. Iniziai il primo progetto di citizen science per reperire informazioni sulla presenza di cetacei nelle acque della provincia di Agrigento dai cittadini che, per passione o per lavoro, andavano per mare. Solo nel 2015 iniziai i monitoraggi in mare e dal 2016, acquistato il primo mezzo nautico, iniziò il progetto di monitoraggio a lungo termine sui delfini costieri ad Agrigento, “I delfini del mar d’Akragas”. Da allora abbiamo acquisito moltissime informazioni sulla loro abbondanza, distribuzione, sulle interazioni con le attività umane e abbiamo perfino scoperto quanto queste acque siano importanti per la riproduzione dei delfini e la crescita dei loro cuccioli.

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Oggi, con l’Associazione Me.Ri.S. continuo a portare avanti le ricerche scientifiche, insieme ad uno staff di giovani ricercatrici. Il lavoro del ricercatore è vario: alterno periodi in mare in cui effettuiamo i monitoraggi per raccogliere i dati scientifici, principalmente nella stagione estiva, ma non solo; a lunghi inverni trascorsi al pc ad elaborare i dati raccolti. Per i monitoraggi salpiamo dal porto di Porto Empedocle (AG) e durante le nostre uscite raccogliamo dati sia sulla presenza di cetacei ma anche sugli uccelli marini, su altre creature che vivono in mare, come ad esempio le tartarughe e sulle attività umane che potrebbero influenzare la presenza di cetacei, come le attività di pesca professionale. Ma anche informazioni sulle possibili minacce per questi animali, come dati sui rifiuti galleggianti, purtroppo si tratta principalmente di plastica. Quando incontriamo i delfini studiamo il loro comportamento, registriamo le loro “chiacchierate” tramite un apposito microfono in grado di funzionare sott’acqua (idrofono) e li fotografiamo".


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