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Superbonus, crediti rimborsati in 10 anni: Conviene o no iniziare i lavori?

Superbonus, crediti rimborsati in 10 anni: chi ci guadagna?

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Nel 2023 è stata data ai contribuenti che nel 2022 non erano riusciti a cedere il credito e rischiavano l’incapienza fiscale la possibilità di optare per la detrazione decennale al posto di quella in quattro anni, e gli emendamenti delle forze politiche chiedevano di riproporre l’opzione anche per i redditi 2023. I contribuenti a rischio incapienza così ci guadagnano. Ma si trattava di un’opzione e non di un obbligo. Ipotizziamo lavori per 70 mila euro con bonus al 110% (77 mila euro complessivi). Chi chiede il rimborso fiscale diretto in quattro anni in teoria può ottenere 19.250 euro all’anno, ma per averli tutti deve disporre di un reddito imponibile al netto di qualsiasi altra detrazione o deduzione di 61.300 euro. Con il rimborso decennale, pari a 7.700 euro all’anno, basta un imponibile di 31 mila euro. Nel caso del nostro esempio chi ha reddito superiore a 61 mila euro, se il rimborso decennale diventasse obbligatorio, modificando peraltro le regole pattuite tra Fisco e contribuente, verrebbe penalizzato con il rimborso decennale perché ovviamente minore è il periodo necessario per il rimborso maggiore la convenienza.

Così però si penalizzano solo i contribuenti con i redditi più elevati?
Limiterebbero i danni. I problemi maggiori li dovrebbero affrontare le imprese che potrebbero contare su un flusso di cassa molo inferiore a quello pianificato, nei pochi casi in cui è ancora possibile la cessione del credito (Superbonus ai condomini avviato entro la fine del 2023) perché la remunerazione delle operazioni diminuirebbe di almeno 10 punti, una decurtazione del tutto insostenibile per imprese a corto di liquidità come quelle edili. Dovrebbero garantire una maggiore partecipazione alle spese i condomini. E chi non può? Come si vede rischiano di più i meno abbienti ed è verosimile che buona parte dei cantieri ancora in corso dovranno fermarsi. Se poi, come ha detto il ministro Giorgetti, il rimborso decennale avesse effetto retroattivo lo scenario sarebbe pesantissimo anche per le banche che dovrebbero svalutare i crediti acquisiti a suo tempo e che hanno ancora in pancia. Non a caso Abi e Ance hanno firmato una nota congiunta per denunciare i rischi presentati dall’emendamento del governo per come è stato annunciato.

Il Superbonus c’è però ancora, è previsto fino al 2025. Ha senso per un condominio programmare ora i lavori?
Assolutamente no. Chi non ha ancora aperto il cantiere non ha diritto alla cessione del credito e per quest’anno potrà detrarre il 70%, quota che il prossimo anno scenderà al 65%. Considerando che gli stessi lavori del Superbonus sono possibili, se si tratta di risparmio energetico, con l’ecobonus ordinario, che a particolari condizioni arriva a rimborsare in dieci anni il 75% dei lavori con molti meno obblighi e meno burocrazia, non ha proprio nessun senso. Bisogna però avere la sicurezza di completare gli interventi entro l’anno, perché a legislazione invariata (espressione abbastanza umoristica se riferita ai bonus edilizi) alla fine di quest’anno l’ecobonus andrà a scadenza e il beneficio fiscale dal 1° gennaio prossimo sarà ricondotto al 36% su un tetto massimo di spesa di 48 mila euro. E per quanto riguarda il Superbonus finalizzato al consolidamento statico l’alternativa del sismabonus ordinario (anche questo in scadenza a fine anno) è decisamente migliore, perché il rimborso del credito (che a determinate condizioni può arrivare addirittura all’85% della spesa in condominio) avviene in cinque anni. Salvo ulteriori restrizioni.


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