Giudiziaria Roma

Messina Denaro, le foto con Giuseppe Graviano al Maurizio Costanzo Show

I due boss latitanti al Parioli di Roma nell’autunno del 1992 per preparare l’omicidio del giornalista



Roma - Erano seduti in platea al Teatro Parioli di Roma come due normali spettatori del Maurizio Costanzo Show. Era l’autunno 1992 e Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano si trovavano in "missione" a Roma per conto di Totò Riina. Il 13 maggio 1993, Maurizio Costanzo e Maria De Filippi si salvarono miracolosamente da un’autobomba che esplose in via Fauro. In alcune foto pubblicate da Repubblica, dal giornalista Liri Abbate, Messina Denaro e Graviano sono stati individuati in due serate: il 13 novembre e poi in inverno, il 30 dicembre. Li hanno riconosciuti anche diversi collaboratori di giustizia e a dare delle dritte agli inquirenti su dove cercare quei fotogrammi è stato lo stesso Graviano, che in un’intercettazione in carcere aveva raccontato a un altro detenuto di essere stato a Roma con Messina Denaro e di essere stato tra il pubblico del Maurizio Costanzo Show. Cosa Nostra aveva già ucciso i due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e le loro scorte.

I fotogrammi in cui compaiono i due boss sono stati individuati dagli inquirenti di Firenze, nella stessa inchiesta in cui è coinvolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri e lo era anche Silvio Berlusconi.

La squadra, inviata da Riina, che doveva insanguinare la capitale nel 1992, però, come prima cosa decise di andare a fare compere. Messina Denaro aveva guardato i suoi picciotti ed evidentemente decise che con quelle facce lì non potevano andare da nessuna parte: spiccavano troppo. Non potevano fare molta strada se l’idea era di infiltrarsi nella società patinata dei vip, come avrebbero voluto. E quindi via per negozi. Possiamo immaginare che Giuseppe Graviano abbia acconsentito con gioia alla proposta. In ogni caso, la comitiva di killer sfilava per le vie della moda di Roma. E organizzavano serate nei più rinomati locali notturni della città. In quel periodo, insomma, omicidi zero e divertimenti molti. Ma il punto essenziale era anche quello di fare un paio di sopralluoghi al Parioli. 

A individuare i fotogrammi sono stati gli investigatori che hanno esaminato migliaia di ore di filmati dello show di Costanzo. Un’analisi meticolosa che ha portato a individuare Graviano e Messina Denaro in due serate: il 13 novembre e il 30 dicembre 1992. Le foto fanno parte dell’inchiesta sulle stragi al Nord in cui è indagato l’ex senatore Marcello Dell’Utri e lo era pure Silvio Berlusconi, morto a giugno. L’inchiesta è coordinata dai procuratori aggiunti di Firenze Luca Turco e Luca Tescaroli e dal pm Lorenzo Gestri. A riconoscere in queste immagini “u Siccu” sono stati diversi collaboratori di giustizia ai quali sono stati mostrati i filmati. Lo spunto investigativo è stato dato da Giuseppe Graviano: a sua insaputa, intercettato in carcere, rivela a un detenuto di essere stato nel 1992 a Roma in compagnia di Messina Denaro. «Ero con lui», dice Graviano, e svela di essere stato, sempre con “u Siccu”, anche nel teatro in cui si registrava il Maurizio Costanzo Show: «Ci siamo seduti accanto». 

Costanzo era vittima designata sin dall’anno prima, quando, in tandem con Michele Santoro, conduceva memorabili programmi durissimi contro la criminalità organizzata. E i due boss si possono considerare, per le affinità criminali, per le passioni e le complicità che avevano, come “gemelli diversi”. Il mafioso Giovanni Brusca ricorda ai pm che, durante un incontro con Riina, il capo dei capi si era lasciato andare ad alcune confidenze: «Se dovessi essere arrestato o se mi dovesse succedere qualche cosa, i picciotti sanno tutto». E, come spiega Brusca, «i picciotti a cui faceva riferimento sono Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano, loro sapevano tutto». Ma cosa sapevano i “figliocci” di Riina, questi picciotti, in più rispetto a Brusca? Evidentemente erano a conoscenza di segreti talmente importanti che, a oggi, sono rimasti tali. Morto “u Siccu” lo scorso settembre, è rimasto solo Graviano, detto “madre natura”, a conservarli. E, forse, pure a gestirli. Messina Denaro, arrestato lo scorso gennaio, rispondendo ai magistrati ha però negato di conoscere Giuseppe Graviano. Ha tagliato corto, come fanno i boss quando non vogliono ammettere responsabilità. E, chiudendo la conversazione, ha detto che lui «non infama» le persone. «Morirò senza infamare». E così è stato.


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