Cultura Messina

La rivoluzione di Giotto, e di Caravaggio

Dibattito all'Università

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Modica - Si è svolto nell'aula magna della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Messina, il II Seminario internazionale di studi sul tema "Da Giotto a Caravaggio: dipingere la realtà", dedicato a Michelangelo Merisi, ai più noto come Caravaggio.

«All'inizio di questa esperienza poteva sembrare pretestuoso – ha sottolineato Laura Cavazzini, docente di Storia dell'arte medievale ed organizzatrice dell'evento insieme con Roberto Cobianchi e Luigi Hyrace, anche loro docenti alla Facoltà di lettere, rispettivamente di Storia dell'arte medievale e di Storia dell'arte moderna – mettere insieme questi due straordinari artisti. Ma credo che dopo il percorso fatto il trait d'union tra i due sia più chiaro. Entrambi infatti hanno segnato ciascuno la propria epoca perché caratterizzati da una forte spinta rivoluzionaria di rottura, in chiave naturalistica e razionalistica, con la tradizione che li aveva preceduti anche se a distanza di tre secoli l'uno dall'altro». Una differenza fondamentale tra i due tuttavia di certo vi fu: «Mentre – ha sottolineato Cavazzini – la grandezza di Giotto venne riconosciuta da subito, Caravaggio, oscurato dalla sua fama di artista maledetto per via della sua vita sregolata, dovette aspettare di essere riscoperto dopo anni bui in cui se ne sottovalutarono il carisma e la straordinarietà espressiva». A restituire all'artista, nato a Milano nel 1571 i giusti meriti ed a dargli la fama che ne seguì fu, come evidenziato nella sua relazione da Alessandro Uccelli – ricercatore dell'Università di Torino – Roberto Longhi, uno dei più grandi ed eclettici storici dell'arte del 900. Particolarmente interessante l'intervento di Uccelli, che ha mostrato agli studenti due documentari su Caravaggio: il primo realizzato dall'Istituto Luce nel 1943 ed il secondo nel 1949 da Longhi e da Umberto Barbaro, allievo di Longhi poi collaboratore. Quest'ultimo filmato è una vera e propria chicca. È stato infatti il ricercatore torinese a recuperare il video, che tutti credevano fosse andato perduto e, poi, dal momento che l'audio era rovinato, a continuare le sue ricerche fino a trovare, nella biblioteca della università di Bologna, anche il testo di Longhi che a quel video calzava a pennello. Il ricercatore ha posto l'accento sulle differenze tra i due filmati non solo relative al linguaggio utilizzato ma anche alla tecnica di montaggio, particolarmente accurata nella versione Longhi, e ha tracciato un excursus sulla storia del genere documentario. Un genere ideato in epoca fascista con l'Istituto Luce, di durata breve (dagli 8 ai 15 minuti) e che veniva proiettato al cinema prima dei film con lo scopo di educare il pubblico allora in gran parte analfabeta. Tra i relatori anche Cristina Terzaghi, della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Mantova, Cremona e Brescia, che a tracciato la storia della critica su Caravaggio fino ai nostri giorni; Tommaso Montanari, dell'Università Federico II di Napoli, che ha mostrato l'influenza di Caravaggio sulla pittura barocca, in artisti più tardi come Velasquez e Bernini; Rosanna De Gennaro, dell'Università Federico II di Napoli, ha raccontato la storia del messinese Principe della Scaletta, Antonio Ruffo, proprietario di una galleria d'arte "unica in Sicilia" alla sua epoca (1600) che per una vita inseguì il sogno di un Caravaggio che non riuscì mai ad avere. Il primo seminario, su Giotto, si era svolto a maggio scorso nella Facoltà di lettere.


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