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Presidenza della Regione, Sgarbi vuole Battiato, ma Battiato sostiene Fava

Acuti

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Palermo - Mentre scaldano i muscoli Francesco Cascio e Gianfranco Miccichè, Gianpiero D'Alia, Massimo Russo e tanti altri, la prima campagna elettorale balneare dell'autonomia siciliana comincia a colpi di fioretto all'interno del centrosinistra. Fra due dei dieci, forse dodici, candidati già in corsa per la successione a Raffaele Lombardo. Con un fendente di Claudio Fava, l'ex eurodeputato di Sel, coordinatore nazionale del partito di Vendola, diretto contro Rosario Crocetta, l'eurodeputato del Pd che arriva dalle lotte a mafia e racket, accusato di non avere «mai espresso un commento critico su Lombardo, nemmeno sui suoi ultimi indecenti atti».

 

Un modo per chiamare a raccolta «chi vuol davvero rompere col vecchio sistema», a cominciare dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, destinatario di un appello di Fava lanciato forse nell'ora sbagliata perché, mentre lui si augurava «di condividere con Italia dei valori la battaglia alternativa e di liberazione della Regione», le agenzie rilanciavano la notizia su Vendola pronto a stracciare la foto di Vasto, annunciando a Bersani «un sì all'alleanza con l'Udc» e bollando Di Pietro di «populismo». Quanto basta per capire quanto questa campagna balneare sia intercettata da un dibattito nazionale che rischia di spiazzare perfino i candidati già partiti in quarta.

Crocetta non si lascia condizionare, definisce la sua «una candidatura popolare che parte dalla gente» invitando Fava e tutta l'area alle primarie, deciso in alternativa a restare in sella. Anche contro il suo partito. O davanti alle perplessità del capogruppo Pd all'Assemblea Antonello Cracolici, critico con la «fiera delle vanità» e soddisfatto dal salto di Vendola, anche perché una delle strategie alle quali si pensa, dopo gli infondati boatos su Ivan Lo Bello e Piero Grasso, è proprio quella di «una larga maggioranza in grado di reggere la botta in arrivo su una Regione destinata comunque a ridurre la spesa del 20%, con i tagli di servizi essenziali».

È l'amaro quadro che si prospetta per il nuovo governatore chiamato ad amministrare una Sicilia lasciata con tanti nodi irrisolti, dal rischio default alla bloccata spending rewiew. E «una larga maggioranza» non potrebbe non coinvolgere per larga parte del Pd proprio l'Udc richiamata da Vendola, un tempo qui egemonizzata da Totò Cuffaro, ma oggi guidata in Sicilia da Gianpiero D'Alia, l'ex sottosegretario all'Interno, dai suoi amici dato in pole position.

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Un dibattito che non esalta Stefania Prestigiacomo, l'ex ministro per l'Ambiente, ieri pronta a scuotere il Pdl perché faccia sua la candidatura dell'autonomista Gianfranco Miccichè. E lui parla con Angelino Alfano. Ma sarà dura. Perché, da una parte, il Pdl ufficiale potrebbe convergere su Francesco Cascio, determinato presidente dell'Assemblea spesso in questi anni in aperta contrapposizione con Lombardo e i suoi sostenitori. E c'è pure Giuseppe Castiglione, il vicepresidente delle Province italiane. Mentre risorge sempre da «tecnico» papabile Roberto Lagalla, il rettore di Palermo.

Dall'altra, freme un pezzo di Pdl che con la candidatura di Vincenzo Leontini s'avvicina al Pid di Rudy Maira e Saverio Romano, l'ex ministro appena assolto. Un turbinio dal quale prende le distanze Gaspare Sturzo, il magistrato dei «liberi e forti», pronipote del sacerdote che nel 1919 fondò il Partito Popolare. Anche lui in corsa, come i bastian contrari dei grillini, qui incerti sul nome da candidare, forse orientati su un geometra nisseno, Giancarlo Cancellieri, nessuna parentela col ministro. Mentre affilano le lame i leader dei «Forconi», gli indignados spaccati in due aree, una delle quali aperta al partito della rivoluzione di Sgarbi che lancia un acuto e candida niente di meno che Franco Battiato, il cantautore che sui blog figura, però, come sponsor di Claudio Fava.

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