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Il 47enne Isgrò è stato anch'egli arrestato di recente, nel corso delle operazioni ''Ghota'' e ''Ghota 3'' e condannato, il 16 dicembre 2013, a 7 anni e 6 mesi di reclusione in quanto ritenuto affiliato, in una posizione di vertice, alla famiglia mafiosa barcellonese. Descritto dai collaboratori di giustizia come organico alla cosca barcellonese e principale collaboratore del boss Rao, Isgrò emerge come colui che, disponendo di una significativa esperienza nell'amministrazione di società operanti nel settore dell'edilizia e della produzione di calcestruzzo, si è trasformato nella longa manus di Rao e degli altri complici nella gestione delle aziende di riferimento. Per le sue attitudini negli affari contabili, egli è conosciuto come ''il ragioniere''. Sempre il collaboratore di giustizia Bisognano ha parlato di Isgrò come del ''factotum e alter ego di Rao'', nonchè tutore degli interessi imprenditoriali di tutti i maggiorenti della cosca mafiosa in questione. E' stato accertato come la ''C.e.p.'', la ''I.c.e.m.'', la ''Agecop'' e la ''C.p.p.'', tutte operanti nel campo della produzione di calcestruzzo ed edile in genere, siano società costituite, acquisite o, comunque, gestite dagli indagati sfruttando capitali illeciti e grazie alle quali la famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto si è imposta nel tessuto economico locale, a scapito dei concorrenti, accaparrandosi commesse di rilievo anche con modalità estorsive. Oltre alle quote sociali ed ai beni delle 4 società sopra menzionate, il provvedimento di confisca ha riguardato: 3 immobili ubicati a Barcellona Pozzo di Gotto e Castroreale; 2 motocicli; un autovettura; vari rapporti finanziari, ritenuti incompatibili con la condizione reddituale delle famiglie Rao ed Isgrò.
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