Scicli - “L’ecomostro dei fondali della foce dell’Irminio”, così il gruppo di lavoro intercircoli di Legambiente del Sud-est siciliano definisce il complesso sistema di scogliere radenti e scogliere appena sommerse del progetto proposto dal comune di Scicli che interessa i fondali antistanti la spiaggia di Plaja Grande e della riserva Macchia Foresta del Fiume Irminio, proprio all’interno del sito di interesse comunitario “Fondali Foce del Fiume Irminio”. E contro gli stessi presupposti di tale opera l’associazione ambientalista interviene in forte anticipo per contestarla. Legambiente spiega che “il progetto intitolato “Intervento di tutela fascia costiera riserva naturale fiume Irminio, in territorio di Scicli”, prevede, oltre a due scogliere radenti, ad est della spiaggia di Plaja Grande, la realizzazione di ben 23 scogliere debolmente sommerse, della lunghezza di 65 metri ciascuna, disposte su due file sui fondali antistanti appunto la spiaggia di Plaja Grande e della riserva Macchia Foresta del Fiume Irminio, proprio all’interno del sito di interesse comunitario: Il comune di Scicli, secondo Legambiente, ha proposto il progetto, ideato da una specifica società, prendendo spunto principalmente da quello che viene definito dall’associazione “ un singolo quanto insignificante episodio di erosione occorso parecchi anni fa ad una porzione marginale della strada provinciale n° 89 in località Plaja Grande (zona ex Titanic), progetto che prevedeva inizialmente la realizzazione di opere di difesa della fascia costiera di pertinenza del comune di Scicli e che invece, successivamente, si è, allo scopo di proteggere anche la spiaggia della riserva e le dune, ampliato interessando integralmente i fondali antistanti la riserva Macchia Foresta, che insiste in buona parte in territorio ragusano, con una enorme lievitazione dei costi passati dall’iniziale milione e mezzo di euro agli attuali cinque. Il gruppo di lavoro intercircoli del sud est ironizza poi “sull’entusiasmo di quasi tutti gli enti interessati che hanno espresso pareri, malgrado un preciso articolo del Piano Paesaggistico non consenta la realizzazione di tali opere, eccezion fatta per la direzione della Riserva Macchia Foresta del Fiume Irminio, principale ente posto a tutela delle dune, che non ha mai stilato alcun documento in cui viene messo in evidenza il rischio di erosione dunale ed anzi è stato l’unico a mettere in dubbio e a non mostrare alcun entusiasmo per il progetto in questione. Legambiente dunque, studiato il progetto e soprattutto i suoi presupposti di base, ha sintetizzato il tutto in un' articolata e complessa relazione (che a breve sarà disponibile sul sito www.legambienteragusa.com) già inviata al ministero, alla regione ed agli enti che si erano espressi positivamente sull’intervento. In tale documento si sottolinea per esempio che “il progetto non mette in evidenza la fondamentale funzione a difesa delle dune rappresentata da uno spesso strato di ciottoli che corre lungo tutto il litorale della riserva, come del resto confermato da diversi studiosi contattati, che ritengono assolutamente inopportuno effettuare qualsiasi intervento di difesa del litorale della riserva, tanto più se condotto con strutture rigide o con l’immissione di sabbie non strettamente autoctone. Tra gli altri errori riscontrati da Legambiente nel progetto, anche l’aver confuso un semplice sentiero pedonale (indicato nel Sistema Informativo Territoriale Regionale come “strada campestre”) con la strada principale del complesso residenziale di Plaja Grande, distante ben 250 metri dall’arenile ed in posizione di assoluta sicurezza, mentre viene inoltre paventato, nel progetto, in corrispondenza della SP 89 tratto tra Plaja Grande – Donnalucata, subito dopo Plaja Grande, un serio pericolo per l’integrità della strada e la sicurezza dei guidatori dovuto alla minaccia di invasione delle onde, cose che risulta assolutamente risibile. Passando poi alla fase propositiva, Legambiente ha avanzato il suggerimento di “ intervento a costo quasi zero come l’eliminazione o una semplice rasatura sotto il livello marino della scogliera un tempo creata a Plaja Grande che permetterebbe di rimettere in circolo in modo naturale una buona quantità di sedimenti intrappolati, favorendo altresì un miglioramento delle condizioni igieniche della spiaggia attualmente non garantite”. Conclude Legambiente con l’augurio dell’opportunità che gli enti territorialmente competenti valutassero il progetto non tanto in funzione dei finanziamenti che “debbano essere per forza spesi” ma dell’effettiva utilità che un simile intervento possa cagionare al sito SIC in questione.
di Redazione
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