Attualità Ragusa

Parcheggio Piazza Stazione. Inferriata più adatta ad un carcere

Perplessità



Ragusa - Non entro nel merito dei lavori (avviati, bloccati, ripresi, attesi, sconosciuti) del parcheggio sotterraneo di Piazza Stazione, in Ragusa.
Quello che invece voglio sottolineare, con l’ausilio delle foto che propongo a latere e supportato dalle decine e decine di segnalazioni che mi giungono da parte di amici e concittadini, è molto semplicemente la ringhiera, la palettatura, la recinzione che circonda il citato parcheggio.
Basta guardare le foto: un alto muro in cemento che introduce all’ingresso del parcheggio automobilistico sotterraneo, sormontato da una fittissima palizzata metallica verniciata in bianco/grigio.
Appare evidentissimo che si tratta di una soluzione che forse, ribadisco forse, potrebbe avere un senso dal punto di vista pratico (ma i paletti metallici sono talmente fitti che fanno pensare soprattutto ad un carcere, ad un’area militare, ad una zona di estremo pericolo per la quale è fondamentale garantire l’inaccessibilità). Ma dal punto di vista puramente estetico, è ancora più evidente che si è quantomeno esagerato, si è sbagliata strada. E dire che si poteva benissimo seguire la strada, già tracciata, che i nostri antichi avevano scelto, con gusto indubbiamente superiore, migliore del nostro. Si osservi infatti la foto con la quale ho tentato di mettere nella stessa inquadratura la nuova palizzata con la antica ringhiera che porta all’ingresso della stazione ferroviaria. Macroscopica la differenza: un paletto di grigio metallo a fronte di un passamano lavorato a motivi floreali e di raffinata, per quanto semplice eleganza.
Ora, non si può pretendere (chissà poi perché) che si rifaccia, semplicemente copiando e dando quindi una continuità, l’antico manufatto. Ma si sarebbe potuto pretendere (da parte dell’Amministrazione verso i progettisti/realizzatori) qualcosa di semplice e certamente economico ma di minore impatto, di più gradevole vista. Un nostro auspicio, nulla di più, una segnalazione, se si vuole, rassegnati, come ormai siamo, al brutto anche laddove potremmo avere il bello.


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