Cultura Due anni fa la morte di Battiato

Grazia Patti, vedova Battiato, sarta di paese, e Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II pose una condizione a Franco Battiato: “Scrivo io la scaletta e scelgo io l’ordine delle canzoni”



Non deve aver creduto ai suoi occhi la signora Grazia Patti il 18 marzo del 1989 quando suo figlio Francesco fu invitato da Sua Santità Giovanni Paolo II a cantare in Vaticano. Era la prima volta nella storia che un cantante si esibiva davanti a un Papa. Karol Wojtyla aveva deciso di rompere l’incantesimo e di catapultare in maniera potente quel pezzo di Medioevo che è la Chiesa cattolica nella modernità. La signora Grazia faceva la sarta a Riposto e suo marito, morto quando Francesco aveva 18 anni, era stato scaricatore di porto.

Accadde però un’altra cosa straordinaria. Giovanni Paolo II pose una condizione a Franco Battiato: “Scrivo io la scaletta e scelgo io l’ordine delle canzoni”. Imposizione inaccettabile per l’artista, se non fosse che il fan in questione era il Pontefice, che riconosceva nell’ospite un interlocutore spirituale, quasi il leader di un altro pensiero religioso. Battiato accettò l’ordine di Wojtyla e tenne il concerto nell’Aula Paolo VI, davanti a 10 mila spettatori in religioso silenzio. Quando cantò “E ti vengo a cercare”, alla frase “essere un’immagine divina di questa realtà”, Battiato non riuscì a proseguire: l’orchestra continuava a suonare, ma lui non riuscì a terminare la canzone.

Avrà pensato a quell’infanzia in Sicilia, in una casa senza libri, senza strumenti musicali, senza neanche televisione, dove per andare a rubare l’arte della musica, all’età di sei anni, fuggiva nella canonica della chiesa del Carmine, “allo Scaricello” al porto, per suonare “un organo da chiesa, in sacrestia”.

18 maggio 2021.
E ti vengo
a cercare
 
                                                  Giuseppe Savà


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