Roma - E' arrivato a mezzanotte il sì di Palazzo Madama alla fiducia al governo Draghi: 262 i voti a favore, 40 i contrari e 2 gli astenuti. Con questa maggioranza bulgara che non ha superato il record stabilito da Monti nel 2011, con 281 preferenze, solo per la rivolta di 15 senatori 5 Stelle “dissidenti” (che ora pensano a una scissione per formare un nuovo gruppo parlamentare) e 6 assenti che non hanno risposto alla “chiama”, stroncati forse dalla lunga maratona politica cominciata alle 10 di mattina.
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"Gli interventi del dibattito hanno dimostrato la consapevolezza del disastro economico, sanitario, sociale, educativo e culturale - ha risposto Draghi -. È con questa consapevolezza che questo governo costruirà nei fatti con sia la sua credibilità. Ringrazio per la stima ma anche questa dovrà essere giustificata e validata nei fatti del governo da me presieduto". Qualche ora di sonno e stamani si ricomincia il tour de force, dalle 9 alla Camera, dove lo scarto tra i sì e i no potrebbe essere ancora più ampio. Il copione è identico: discorso programmatico del premier, dibattito in aula, replica, dichiarazioni e infine – non prima delle 20 - la “conta”. Sarà l’atto finale del disco verde al terzo esecutivo della legislatura.