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Io e San Pietro, il nuovo libro di Joca De Palomar

Il suo primo libro, scandito da qualche nota hard, ebbe una vasta eco e un buon successo di pubblico

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Ragusa - È in libreria da qualche giorno “Io e san Pietro” il nuovo libro di Joca De Palomar, pseudonimo di un noto avvocato ragusano, scrittore di carattere non nuovo ad eclatanti prove narrative. Il suo primo libro, scandito da qualche nota hard, ebbe una vasta eco e un buon successo di pubblico, tuttavia, all’epoca, lo scrittore preferì ritirarlo dalle librerie. Dopo circa quindici anni ecco il suo secondo libro, di natura diversa, ancorato ad origini e fatti spesso realmente accaduti e trasfigurati nella realtà romanzesca, pagine talvolta surreali, da cui affiora un mondo pervaso da una umanità scandita dalla esistenza quotidiana in cui la realtà appare trasfigurata in fotogrammi ricchi di suggestione e di memoria.
Una lettura che, sin dai capitoli iniziali, con un linguaggio narrativo misurato, pone interrogativi esistenziali in una scrittura che ammonisce e nel contempo invita ad entrare in una nuova dimensione di sentimento, ad aprirsi verso considerazioni più ampie sulla nostra esistenza, per poi diluirsi in un racconto amabile, dove i personaggi si “vedono” nella trasparenza modesta della loro anima.

I Racconti si svolgono, come fotogrammi di una pellicola, lungo una dorsale a doppio binario. Da un lato gli aneddoti legati a vicende umane e professionali da dove emergono personaggi, luoghi, modi di essere e comportamenti legati a vicende quotidiane coerenti con un sentire radicato nella nostra natura di meridionali, e come tali, esposti a varianti anche molto divertenti. Dall’altro l’esplorazione metafisica volta alla riscoperta di sé stessi strutturata con una serie di domande rivolte ad una entità superiore, che lo scrittore ha individuato in S. Pietro. Sono quesiti importanti, frutto di una visione disincantata del mondo e di una non comune percezione della vita, che lasciano irrisolte le nostre nebbie esistenziali mettendo in discussione persino il nostro libero arbitrio. Tanto è vero che il personaggio supremo del racconto, quel S. Pietro, titolare di un sapere senza confini, è spesso reticente perché solo nel dubbio di una mancata risposta l’uomo trova le ragioni per continuare il suo cammino senza, tuttavia, essere mai completamente felice.
Questo contrasto tra il sentire popolare estrapolato dalla realtà quotidiana del racconto e dalla natura fin troppo umana dei protagonisti, da una parte, e dalla intensità di una visione esistenziale del protagonista che cerca l’esito a domande, spesso senza risposta, dall’altro, implica una riflessione profonda. “Io e San Pietro” è un libro in cui convivono insieme l’anima popolare dei personaggi nella loro esemplare quotidianità ed un certo paesaggio della mente tessuta da gesti involontari e da una metafisica nudità.


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