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Visite dei parenti ai pazienti in ospedale, lo strano caso Ragusa

Al nostro giornale arrivano sempre più spesso le lamentale dei familiari

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Ragusa - Le visite ai parenti malati, in ospedale, in orari…variabili.

Anche il dottor Tersilli, l’Alberto Sordi nella famosa pellicola “Il medico della mutua”, avrebbe potuto fare di più per favorire l’accesso ai reparti degli ospedali. Un tempo semplice e libero, senza ingressi contingentati e dove i pazienti possono godere della compagnia dei parenti che li aiutano a tenere alto il morale durante la malattia. La pandemia ci aveva insegnato che è indispensabile per un paziente mantenere il contatto con i parenti e sentire la loro vicinanza. In una stessa Regione spesso si applicano criteri diversi in ogni struttura sanitaria e in ogni reparto. Perché questa faccenda delle visite dei parenti è rimasta decisione dei singoli ospedali, spesso molto diversi tra loro in logistica e organizzazione.

Prendiamo ad esempio il reparto di Medicina a Ragusa, al Giovanni Paolo II, dove è consentito assistere i degenti tre volte al giorno in fasce orarie di 90 minuti. A Modica, al Maggiore-Baglieri, solo 30 minuti al giorno. Una sola persona, identificata dal personale sanitario che viene così distolto dai compiti di reparto per censire i visitatori. Ma vi è di più. Se lo stesso visitatore vuole parlare con i medici, perde il suo minutaggio vedendosi sottrarre il tempo a disposizione…

Al nostro giornale arrivano sempre più spesso le lamentale dei familiari. Da chi sono dettate queste regole? Ovviamente dall’azienda. Su che base? Perché ogni reparto si muove come vuole? Il Commissario straordinario dell’Azienda Fabrizio Russo ha assicurato tutto il suo impegno per allineare l’azienda al resto del Paese, dove esistono regole comuni e certe per tutti gli ospedali, ma ancora non si è visto nulla di concreto. Perché la direzione aziendale sanitaria non ha ripensato i protocolli di accesso? Sembra che l’unica soluzione adottata dalle aziende ospedaliere sia ridurre al minimo le visite e renderle più complicate possibili.

Si è passati dal “dentro tutti” pre-covid al “fuori tutti, tranne un solo parente, per mezz’ora”. Perché i parenti vengono visti come pericolosi potenziali untori nei confronti dei quali si può solo applicare una stretta sugli accessi ai reparti? A cosa serve una visita di un solo parente per una sola mezz’ora al giorno? Una cosa è certa. La presenza dei familiari fa parte del percorso di cura e aiuta i pazienti. E il dottor Tersilli queste lo sa.


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